“Non è facile lasciare la certezza di un lavoro in un ente pubblico per lanciarsi in una scommessa molto meno garantita come quella della cooperazione sociale. Tuttavia, nel corso degli anni non ho mai avuto nessun ripensamento e, oggi, posso dire che la scommessa è stata vinta in tutti i sensi”.
Lo dice con voce ferma e sicura Patrizia Bonardi, presidente dal 2009 della cooperativa sociale Sirio di Parma che ha come obiettivo quello di offrire una nuova opportunità lavorativa alle persone detenute o con problematiche sociali.
“Quando sono entrata in Sirio alla fine degli anni Novanta eravamo in una sede fatiscente - ricorda Patrizia - e stavamo cercando di trovare una nostra identità specifica nel panorama del welfare locale. Non è stato facile ma, con il passare del tempo, ci siamo riusciti. Il merito è da attribuire a un ottimo gruppo di lavoro. Da parte mia, ho cercato di contribuire in maniera positiva nel mettere quei tasselli importanti e armonici per fare diventare Sirio un’importante realtà del territorio. Sono davvero orgogliosa di farne parte”.
L’obiettivo è stato ampiamente centrato. I numeri parlano chiaro. I soci lavoratori di Sirio sono attualmente oltre 200, mentre il fatturato è perennemente in crescita.
Anche i progetti di inclusione sociale e inserimento lavorativo sono aumentati e toccano diversi settori: l’ambiente e la raccolta dei rifiuti, il verde e le manutenzioni, il laboratorio di restauro e il mercatino dell’usato.
Il percorso della presidente Patrizia Bonardi dentro alla cooperativa Sirio ha avuto anche qualche momento di difficoltà, principalmente all’inizio.
“Credo che fosse inevitabile” commenta ora. “Si tratta di un mondo tosto, fatto da persone vere che hanno un vissuto difficile alle spalle. All’inizio ho avvertito un po’ di diffidenza ma poi, con il passare del tempo, è andata scemando. Per ambientarmi mi ha aiutato probabilmente anche la mia esperienza in un mondo prettamente maschile, come la scuola per geometri che ho frequentato”.
Per quanto riguarda il ruolo delle donne in cooperativa, Patrizia ha le idee chiare.
“Credo che la donna riesca a portare quella rotondità di atteggiamenti, visioni nonché una capacità di elaborare contenuti che creano un’ottima sinergia con il mondo maschile. In Sirio riusciamo a rappresentare con grande successo una collettività fatta di individui diversi per sesso e religioni. Il risultato che otteniamo è una crescita lavorativa e, soprattutto, umana”.
Amante dei viaggi - “non vedo l’ora di tornare a girare il mondo con il mio compagno” - e delle camminate in montagna con i suoi due cani, Patrizia riflette anche sul futuro della cooperazione sociale, soprattutto a seguito della pandemia.
“Dobbiamo riuscire a lavorare molto sulla comunicazione esterna, per raccontare chi siamo e cosa facciamo a chi non ci conosce o stigmatizza la nostra esperienza. I nostri “mestieri” di spazzini e operatori ecologici hanno permesso a donne e uomini del territorio di ricostruire le proprie vite in un percorso in cui nulla è veramente perso se non quello che si abbandona. Durante il lockdown le persone facevano il tifo per noi perché eravamo tra i pochi, insieme alle ambulanze e alle forze dell’ordine, a girare liberamente in città per svolgere le nostre mansioni. Davamo loro un segnale di speranza. Dobbiamo cercare di uscire dal nostro modo di comunicare per consegnare il testimone dell’esperienza che è la sostanza della cooperazione sociale: tenere la persona al centro di qualsiasi processo lavorativo”.
A cura dell’ufficio stampa e comunicazione di Confcooperative Emilia Romagna