Dalla cimice asiatica alle gelate, dalle difficoltà per i frutticoltori alle preoccupazioni per gli obiettivi del Farm to Fork europeo; e ancora, il ruolo dell’aggregazione, l’opportunità del Recovery Fund, la sfida della competitività e gli strumenti necessari per salvaguardarla.
È uno sguardo a 360 gradi quello di Cristian Moretti, direttore generale di Agrintesa (cooperativa presente in Emilia-Romagna con 9.000 ettari di frutteti e 7.000 di vigneti e 300 milioni di fatturato). Un’analisi puntuale scandita nell’ambito di un’ampia intervista al settimanale L’Informatore Agrario, con il quale Moretti affronta le criticità della situazione contingente e non manca di sottolineare i punti chiave per un vero rilancio del settore.
“Il 2020 – spiega il dg di Agrintesa - ha evidenziato a tutti che la riduzione produttiva, unita alla mancanza di redditività della nostra frutticoltura, non genera problemi solo alla base agricola, ma all’intera filiera, con pesanti ripercussioni su tutto il tessuto economico e sociale del territorio. I problemi da affrontare sono vari e solo con un’ampia condivisione da parte di tutti gli attori della filiera possiamo pensare di invertire la rotta e garantire un futuro alla frutticoltura regionale e nazionale”. Anche a fronte delle scelte messe in campo da Bruxelles: “Abbiamo ben chiaro il percorso che l’Europa ha delineato e non ci sottrarremo certo ai nuovi indirizzi, che condividiamo. A preoccuparci sono le modalità e la velocità con i quali l’Europa intende procedere. Non siamo affatto sicuri che se gli obiettivi del Farm to fork venissero tradotti domani in nuovi regolamenti e normative, saremmo in grado di mantenere la produzione ortofrutticola attuale, con gli stessi livelli quantitativi e qualitativi”.
Il futuro è una sfida aperta e come tale va affrontata, utilizzando gli strumenti giusti: “Una strada che da sempre riteniamo prioritaria è l’aggregazione – spiega Moretti -. Noi siamo stati pionieri, operando numerose aggregazioni sia aziendali che di prodotto. L’offerta ortofrutticola nazionale è però ancora molto frammentata, troppo spesso governata da individualismi e questa è una delle cause principali che non ha permesso di recuperare il giusto valore consentendoci di affrontare efficientemente i mercati”. Ma occorre anche agire su “sul cuneo fiscale e non dimenticare che i nostri attuali costi sono molto al di sopra di quelli della Spagna, della Grecia o dei Paesi extra UE. Anche il costo dell’energia elettrica e del gasolio, che hanno un’incidenza rilevante, sono fortemente penalizzanti, così come il sistema logistico e infrastrutturale del Paese. Occorre poi puntare sulle tecnologie, l’informatizzazione e la digitalizzazione, creare un collegamento efficiente fra le aziende e il pubblico, puntando all’efficientamento della macchina amministrativa e degli adempimenti, riducendo pesi e orpelli burocratici, snellendo tempi e costi delle operazioni. Priorità inoltre alla ricerca: in questi ultimi 20 anni è stata ridotta e non coordinata, per il comparto è sempre più indispensabile, può aiutarci a produrre e difendere le colture, avvicinarci alle linee di indirizzo europeo, migliorare la qualità e la conservazione dei prodotti”.