Un’opera imponente, portata a termine là dove il Covid ha dato vita a uno dei primi focolai francesi e ha colpito con una violenza non comune: la diga di Kruth-Wildenstein è tornata alla piena operatività grazie all’intervento di CEA – Cooperativa Edile Appennino, realtà italiana con sede a Monghidoro (in provincia di Bologna) e leader in Europa nel settore della manutenzione di dighe e bacini. Un intervento da 7 milioni di euro dove oltre 25 persone, impegnate a pieno ritmo per 6 mesi, non solo hanno centrato l’obiettivo di ripristinare un impianto cruciale che fornisce energia e acqua a un’intera regione ad alta densità industriale e produttiva con 800.000 abitanti ma, dribblando Covid e problemi atmosferici, hanno anche bonificato oltre 6.000 tonnellate di asfalto contenente amianto, restituendo alla collettività un’opera sicura, pienamente operativa e garantita per i prossimi 30 anni.
“La diga – spiega Giuseppe Salomoni, presidente di CEA - aveva presentato evidenti segni di cedimento nel 2019: grazie alla nostra divisione Asphalt Dams è stata svuotata e rinnovata completamente attraverso un totale ripristino dello strato impermeabile. Per quest’opera monumentale abbiamo studiato miscele di asfalto ad hoc, idonee al tipo di intervento, e realizzato 4 nuovi strati posando oltre 10.000 tonnellate di materiale. Abbiamo lavorato in corsa contro il tempo e contro il Covid – prosegue –: mentre in tutta la Francia esplodeva la seconda ondata pandemica, i nostri operatori lavoravano giorno e notte anche nei weekend, in deroga ai rigidi orari imposti dalla legge francese, per mettere in sicurezza l’impianto e la vallata sottostante prima che le precipitazioni autunnali mettessero a serio rischio cose e persone”.
Per realizzare l’intervento, infatti, è stato necessario svuotare il bacino e posizionare dighe intermedie provvisorie a monte: “Durante i lavori, inevitabilmente prolungati a causa della pandemia, ci siamo ritrovati a competere anche con il tempo atmosferico – spiega Salomoni -: alcune giornate di pioggia battente hanno fatto temere per la tenuta delle dighe temporanee e questo ci ha costretti a correre davvero contro il tempo. Se avessero ceduto, in meno di 5 minuti tutto l’area sarebbe stata sommersa dall’acqua causando un danno senza precedenti”.
Un’opera che ha richiesto capacità quasi da funamboli alle maestranze specializzate di CEA: “Il paramento della diga – spiega Salomoni - ha una pendenza di oltre il 60%, tra le più scoscese d’Europa: per il ripristino abbiamo utilizzato non solo i nostri macchinari brevettati per la lavorazione su parete inclinata ma anche, nelle zone meno accessibili, la nostra manodopera altamente specializzata che ha messo in pratica interventi realizzati a mano, come una volta”.
Un intervento cruciale per la vita economica della regione dell’Alto Reno: “La diga ha un’importanza fondamentale per l’intero comparto produttivo della zona ma non solo – spiega Salomoni -: Il consiglio dipartimentale dell’Alto Reno, proprietario dell’impianto, ha seguito passo dopo passo il completamento dell’opera che gli permetterà il prossimo anno di recuperare circa 10 milioni di euro di mancati incassi dovuti allo svuotamento del bacino e alla ridotta fornitura d’acqua alle fabbriche e alle zone agricole dell’intera vallata sottostante”.
L’opera di ripristino della diga ha anche un’importante valenza ambientale e sanitaria: “Quando la struttura è stata realizzata negli anni ’60 – spiega Salomoni -, al fine di sostenere il materiale impermeabilizzante su una superficie pendente tanto elevata, è stato fatto largo uso di amianto, materiale estremamente pericoloso. Oggi, grazie al nostro intervento, è stato completamente rimosso con metodologie all’avanguardia che hanno preservato tutti gli operatori in loco e anche la natura incontaminata del luogo. Oltre 6000 tonnellate di asfalto contenente amianto sono state “impacchettate” e inviate in discariche specializzate per essere trattate”.
Nei giorni scorsi l’opera è stata completata con la stesura del quarto e ultimo strato impermeabilizzante: “Con quest’opera – spiega Salomoni - abbiamo restituito al territorio un invaso da oltre 12 milioni di metri cubi al quale abbiamo donato ‘nuova vita’ per i prossimi trent’anni almeno”.
Una sfida vinta in condizioni proibitive ma anche la dimostrazione che su queste strutture si può e si deve intervenire in tempo, anche nel nostro Paese: “CEA – spiega Salomoni - ha brevettato in Italia una speciale membrana bituminosa, stesa a oltre 200 gradi che ha durata e funzionalità equivalenti al rifacimento della pavimentazione ex novo, con costi nettamente inferiori. In Francia non potevamo impiegare questa tecnica innovativa perché la diga era eccessivamente danneggiata e l’unico intervento possibile era la rimozione e il completo rifacimento dell’impianto ma in Italia abbiamo utilizzato il nostro brevetto a Edolo, in provincia di Brescia, in un bacino di proprietà di Enel Green Power. Con un abbattimento dei costi del lavoro del 60% si può “incapsulare” l’amianto presente rendendolo completamente innocuo e ripristinare la tenuta idraulica dei bacini per almeno trent’anni. La tecnica brevettata da CEA è allo studio di importanti gestori, a partire proprio da Enel Green Power, perché nel nostro Paese sono decine i bacini e le dighe realizzate miscelando l’asfalto con l’amianto negli anni ’60 e ’70: l’impiego di questa soluzione innovativa, semplice ed economica consente, in un solo colpo, di mettere in sicurezza le fibre pericolose e ripristinare la piena operatività delle infrastrutture”.