Il nuovo DPCM, in vigore almeno fino al 24 novembre, ha portato ulteriori restrizioni per contrastare la diffusione del Covid-19. Tra queste ci sono le sospensioni delle attività delle palestre, delle piscine e dei centri natatori. Una decisione che ha generato forti contestazioni nel settore. Molte di queste attività sono, infatti, uscite con grande difficoltà dal primo lockdown totale degli scorsi mesi.
‘“Non parlo dal punto di vista scientifico perché non sono un virologo, ma sono esterrefatto per le modalità con cui è stata presa la decisione’’ ha detto in un’intervista al Corriere Romagna Roberto Carboni, presidente della Nuova Cogisport, la cooperativa faentina associata a Confcooperative Ravenna-Rimini, che gestisce diversi impianti sportivi, tra cui la piscina comunale di Faenza. ‘"Quello che ho visto è un approccio sbagliato che ci fa tornare indietro di trent’anni: lo sport è cultura e fa bene, invece così passa il messaggio che luoghi come le piscine siano pericolosi’’ ha aggiunto Carboni.
Carboni, inoltre, non si capacita del fatto che non sia servito a nulla seguire le norme, spendendo tanti soldi, per restare aperti: ‘“Ci hanno chiesto di adeguarci alle norme, sono stati spesi soldi, fatica, tempo. Abbiamo seguito le regole ed anzi misuravamo le temperature all’ingresso anche da prima che fosse obbligatorio, abbiamo avuto maggiori spese per minori ricavi, ed ora ecco una nuova chiusura completamente ingiusta per come è stata impostata. Bisogna capire chi sarà ancora in piedi tra 6 mesi’’.
Foto da pagina Facebook Piscina Faenza.