Con l’inizio del 2025, il CEFA ha inaugurato una nuova fase con il passaggio di testimone alla presidenza: Francesco Tosi (a sinistra nella foto copertina) succede a Raoul Mosconi (sulla destra nella foto copertina), che dopo sette anni alla guida dell’Ong bolognese assume il ruolo di Vicepresidente e Direttore della rivista Il giornale del CEFA. Il cambio al vertice, ufficializzato nel primo Consiglio di Amministrazione dell’anno, marca un segnale di continuità nella missione del CEFA e un rafforzamento della sua rappresentanza istituzionale. Tosi, profondo conoscitore della cooperazione internazionale, è legato al CEFA sin dal 1980, quando partì insieme alla moglie come primo cooperante per la Tanzania. Alla sua lunga esperienza sul campo affianca una solida carriera amministrativa, maturata anche nei dieci anni da sindaco di Fiorano Modenese.
- A quando risale l’inizio del suo impegno con il CEFA?
Ho conosciuto CEFA per la prima volta insieme a mia moglie nel 1980, eravamo novelli sposi e neolaureati e aderimmo ad un programma di Servizio Civile Internazionale che l’organizzazione svolgeva in Tanzania. Si trattava di un progetto di sviluppo rurale che il presidente Bersani aveva da poco concordato con Nyerere, allora presidente del paese, e che prosegue tutt’ora camminando con le proprie gambe, cosa non scontata e non semplice. Dopo due anni e mezzo di missione sono rientrato in Italia e poco dopo sono entrato a far parte del CDA di CEFA il che mi ha portato prima alla vicepresidenza e poi ad un primo mandato come presidente.
- Perché ha accettato questa nuova nomina?
Questo è un momento molto impegnativo per le organizzazioni di cooperazione allo sviluppo internazionale e avendo da poco terminato sia gli impegni professionali che quelli istituzionali non potevo assolutamente tirarmi indietro. È un momento delicato ma inizio questo periodo con uno spirito di servizio e di dovere che non è differente da quello con cui iniziai la prima volta il volontariato.
- Qual era il suo rapporto con Giovanni Bersani e come vive l'impegno a portare avanti il suo messaggio?
Quando ho incontrato Giovanni Bersani per la prima volta avevo venticinque anni e lui sessantacinque e non avrei mai potuto immaginare che avrei collaborato con lui per almeno trent’anni. Fin dall’inizio, ha sempre avuto grandissimo rispetto per noi che eravamo allora molto giovani. Bersani era veramente un vulcano di idee ed energia, non si tirava indietro di fronte a nulla, tanto che a volte noi esecutivi eravamo quasi preoccupati perché i suoi progetti potevano trascendere le nostre possibilità di azione. Portare avanti la sua eredità vuol dire dover essere consapevoli di camminare sulle spalle di un gigante ma questo ci aiuta sempre a cercare di guardare lontano, anche perché lui ha sempre avuto una visione proiettata al futuro, ancora nei suoi ultimi anni di vita faceva riflessioni che guardavano ai prossimi 15/20 anni. Sicuramente, dobbiamo avere un grande senso del dovere verso questo suo lascito.
- Quali sono gli obiettivi futuri del CEFA?
CEFA oggi è presente in dieci paesi tra i più poveri al mondo in Africa e Sud America, il nostro impegno è in costante crescita ma oltre a proseguire questi aspetti operativi e portare avanti un modello di autosviluppo, come lo definiva Bersani, che nasca e cresca dal basso in modo sostenibile, dobbiamo incrementare il nostro impegno per essere un fattore di cambiamento di mentalità. In un mondo che sembra andare al contrario di quelli che sono i nostri valori, le ONG hanno l’assoluto dovere di provare con tutte le loro forze a favorire un cambio di tendenza portando avanti i valori fondanti della cooperazione internazionale. Poi, naturalmente, non bisogna dimenticare l’importanza delle risorse economiche necessarie e il nostro lavoro consiste anche nel continuare a trovare soluzioni per garantirle affinché i progetti di sviluppo crescano e si radichino nel tempo, il fattore della continuità è essenziale per la loro buona riuscita.
- Come pensa che si potrebbe implementare il rapporto del CEFA con il movimento cooperativo?
Quasi metà dei soci di CEFA provengono dal mondo cooperativo, da sempre l’organizzazione ha avuto questo tipo di approccio per portare nel mondo la cooperazione come metodo di organizzazione sociale ed economico basato sulla solidarietà reciproca. In questo momento è importante che anche in Italia rafforziamo i ponti che noi possiamo costruire tra la cooperazione e i paesi in difficoltà, un aumento delle collaborazioni sarebbe sicuramente un’importante occasione di crescita per tutte le parti coinvolte e ci auguriamo quindi che le cooperative possano partecipare con noi a nuovi progetti, mettendo in campo le loro conoscenze tecniche, sociali ed economiche, vale a dire le caratteristiche che le rendono un soggetto così peculiare e unico. Noi di CEFA, naturalmente, siamo sempre a disposizione per intensificare questo tipo di rapporti.
A cura di Matteo Contri