PIACENZA, GEMMI ALLA GUIDA DI FEDERSOLIDARIETÀ

PIACENZA, GEMMI ALLA GUIDA DI FEDERSOLIDARIETÀ

42 anni, è tra le fondatrici di Kairos Servizi Educativi e raccoglie il testimone da Piero Solenghi: “Il mondo del sociale non è l’ultima ruota del carro”.

mercoledì 27 settembre 2023

È stata eletta all’unanimità presidente di Confcooperative Federsolidarietà Piacenza, raccogliendo un’eredità molto importante come quella di Piero Solenghi, che per molti anni ha rappresentato la cooperazione sociale piacentina. Parliamo di Paola Gemmi (nella foto), una donna che a soli 42 anni di strada ne ha già fatta parecchia. Prima fondando con l’amica e socia Alessandra Tibollo la cooperativa sociale Kairos Servizi Educativi, che dal 2006 è presente sul territorio piacentino. Poi aprendo quattro comunità focalizzate sulla tutela dei minori e dei giovani con fragilità. Infine entrando a far parte del comitato provinciale di Federsolidarietà Piacenza (la Federazione delle cooperative sociali di Confcooperative) e diventandone presidente a un solo anno di distanza. Andiamo a conoscerla un po’ meglio per scoprire quali sono i suoi obiettivi e le sue idee per migliorare il sistema del welfare cooperativo. 

 

Paola, da quanto tempo lavora in ambito cooperativo?

“Potrei dire da sempre. Io e Alessandra Tibollo abbiamo frequentato insieme la Facoltà di Scienze della formazione all’Università Cattolica di Milano nella sede di Piacenza. Una volta terminato il nostro percorso di studi abbiamo fondato con altri Kairos Servizi Educativi per inseguire un sogno comune: aprire una comunità dedicata ai più fragili. Oggi ne gestiamo quattro, l’obiettivo è stato più che raggiunto e siamo entrambe più che soddisfatte. Non capita a tutti di veder esauditi i propri desideri”. 

 

Che tipo di attività svolgete con la vostra cooperativa?

“Siamo una realtà di media grandezza (50 dipendenti, ndr) che insiste sul territorio piacentino. Lavoriamo nel campo dell’educazione riservando grande attenzione alla tutela dei minori. Come detto abbiamo quattro comunità: una educativa, una integrata, una semiresidenziale educativa-integrata e una che si occupa di percorsi di home training dedicati a nuclei mono genitoriali. Inoltre abbiamo attivato una serie di percorsi per ragazzi neo maggiorenni, pensati appositamente per chi esce dalle comunità e si appresta a vivere in autonomia senza avere l’appoggio di un nucleo familiare. L’obiettivo è favorire il loro inserimento nel mondo del lavoro e nella vita di tutti i giorni. Per riuscirci puntiamo tanto sull’aspetto formativo: non è un caso che la nostra comunità educativa utilizzi un modello pedagogico proprio, ideato da noi e sfociato in una pubblicazione della casa editrice Franco Angeli, specializzata proprio in ambito sociale. Infine forniamo in modo accessorio servizi extra scolastici”.

 

Perché ha scelto la strada della cooperazione sociale?

“Beh da soli si fa fatica a fare le cose - afferma Paola sorridendo -. Io sono di Piacenza, volevo fare qualcosa di significativo per il mio territorio, realizzare qualcosa di grande. Cooperare oggi ha i suo pro e i suoi contro: è bello e stimolante ma richiede molta competenza, forse anche di più che in passato. Ci sono responsabilità nuove rispetto alla propria formazione e ai diversi ambiti in cui si è impegnati. In ambito educativo, ad esempio, dico sempre che bisogna avere qualcosa di interessante da dire ai nostri ragazzi. Non è solo un lavoro: è una vocazione professionale, professionalizzata e professionalizzante”. 

 

Come si appresta a portare avanti l’incarico di presidente provinciale di Federsolidarietà?

“Fortunatamente ho avuto un anno di tempo per avvicinarmi a questa realtà e conoscere temi, modalità e strategie del Comitato. Sono entusiasta del lavoro che mi aspetta, metterò tutta me stessa per migliorare il mondo della cooperazione piacentina nel suo complesso. Per quanto concerne il mio ambito specifico sono convinta che in alcune cose si possa crescere ma che altre vadano ripensate. La dimensione creativa mi appartiene e fa parte del mio essere, cercherò di portare avanti ciò in cui credo pur essendo consapevole delle divergenze che ci potranno essere. E lo farò con metodo, perché mi piace avere uno schema e seguirlo per raggiungere i miei obiettivi”. 

 

Quali istanze pensa di promuovere sul territorio piacentino e regionale?

“Un tema molto caldo è quello della carenza di personale educativo. Non è solo una questione contrattuale: penso che si debba riscoprire la cultura che sta alla base del nostro lavoro. La pandemia ha influito sul cambiamento della nostra forma mentis ma ora occorre andare avanti e superare le vecchie modalità. Non servono folle oceaniche di operatori, bisogna motivare le nuove leve a tutti i livelli. E per farlo dobbiamo aprire tavoli con le Istituzioni e dialogare con esse. Il mondo del sociale non è l’ultima ruota del carro come la società attuale ci vuole far pensare: questa percezione deve cambiare”.

 

A cura dell’ufficio stampa e comunicazione di Confcooperative Emilia Romagna