IL LATTE ROMAGNOLO NON È ANDATO PERSO

IL LATTE ROMAGNOLO NON È ANDATO PERSO

La funzione delle cooperative agroalimentari che hanno salvaguardato la produzione tra alluvione e frane: allarme per la carenza di fieno per animali, si inizia la conta dei danni.

lunedì 5 giugno 2023

“L’alluvione non ha fermato gli allevatori. Anche nei giorni immediatamente successivi al disastro, le cooperative dell’Emilia-Romagna sono riuscite a ritirare tutto il latte dai propri soci, anche di quelli situati nelle zone collinari colpite dalle frane. Neanche un litro di latte è stato buttato, a conferma del ruolo fondamentale che svolgono le cooperative garantendo, attraverso la raccolta e la lavorazione del latte dei propri soci, reddito e sopravvivenza a tante piccole e piccolissime aziende agricole poste spesso in zone di montagna o svantaggiate”. A ribadire con orgoglio la funzione della cooperazione nel garantire sostenibilità economica e sociale a interi territori è Giovanni Guarneri, coordinatore del settore lattiero-caseario di Alleanza Cooperative Agroalimentari. E lo fa non a caso in un giorno come questo, in occasione della Giornata mondiale del latte: per Guarneri, malgrado la catastrofe avvenuta in Romagna, “le cooperative hanno confermato di essere un vero baluardo per la tenuta di interi territori, dal momento che garantiscono il presidio di intere zone collinari o di montagna che senza la cooperazione rischierebbero senza dubbio lo spopolamento”. Non solo: “Lì dove c’è una cooperativa, ci sono ancora stalle, mucche, lavoratori e in molti casi anche abitanti”.

La filiera Granlatte - Granarolo, la più grande cooperativa italiana con 637 aziende agricole socie, di cui 57 in Emilia Romagna è riuscita a garantire la raccolta di tutto il latte sia nelle zone collinari che in pianura.  “Circa una ventina delle nostre associate - racconta il direttore Isaia Puddu - hanno avuto dei danni per via dell’alluvione, ma ciò non ci ha impedito di raggiungerle per raccogliere il prodotto”, sottolinea.

 

INIZIA LA CONTA DEI DANNI – Naturalmente adesso è tempo di incolonnare le perdite e quantificare i danni. Alcune aziende di Granlatte hanno stimato danni che arrivano in alcuni casi a 4 milioni di euro. A pesare sul bilancio sono le migliaia di ettari coinvolti dall’alluvione che non riusciranno a produrre cereali e fieno per l’alimentazione delle vacche. “Ciò vuol dire – dichiara Puddu – “che rischiamo di veder compromessa anche l’annata 2024. Ecco perché – incalza - è importante sostenere il nostro sistema cooperativo con ogni forma di solidarietà”. “Granlatte – ricorda – sta avviando in questi giorni numerose iniziative di solidarietà, sia attraverso donazioni spontanee di foraggio alle aziende colpite, sia attraverso una raccolta fondi per sostenere le aziende. Un modo per ricordare ad un Paese intero che senza la cooperazione agricola tanto cibo di qualità Made in Italy, semplicemente, non riuscirebbe ad arrivare sugli scaffali dei supermercati. È ora di mobilitarsi per chi produce”.

 

CESENA: IL LATTE È SALVO, FIENAGIONE A RISCHIO – Emblematica, tra le storie delle cooperative di Alleanza Cooperative, anche la storia della Centrale del latte di Cesena. Si tratta di una cooperativa con 20 soci dislocati tutti nella Romagna che garantiscono una raccolta di latte di 8 milioni di tonnellate. È il suo direttore Daniele Bazzocchi a raccontare come “il latte è stato raccolto da tutti i soci, nonostante la difficoltà nel raggiungere le stalle. Soltanto da uno dei nostri soci siamo riusciti ad arrivare con qualche giorno di ritardo per via delle frane, ma grande è stato il sollievo quando finalmente l’allevatore ha visto arrivare il nostro camion per la raccolta”. Va detto però che anche se non sono stati registrati danni alla cooperativa né alle stalle, desta molte preoccupazioni la raccolta di fieno destinato all’alimentazione degli animali. Spiega ancora Bazzocchi: “Nelle aree collinari sarà quasi impossibile raccogliere cereali, perché sono stati intaccati dai funghi e le radici sono secche. Sarà impossibile raccoglierlo, in moltissimi casi le aziende agricole non potranno più contare sull’autoproduzione e dovranno comprarlo e ciò comporterà inevitabilmente costi maggiori”.