“Perché lo facciamo? Perché siamo fatti così: da oltre 30 anni siamo una cooperativa al servizio della nostra comunità. Non siamo un’impresa che fa profitti, siamo persone impegnate nella tutela dei più piccoli e dei più deboli”.
Risponde così Valentina Suzzani alle tante persone – giornalisti in primis – che in questi giorni le chiedono conto della riapertura dell’asilo nido del Facsal, nel centro di Piacenza, gestito dalla cooperativa sociale Unicoop di cui lei è presidente e che aderisce a Confcooperative Piacenza. L’edizione di domenica scorsa della Libertà, quotidiano piacentino, ha ‘sparato’ il titolo di apertura in prima pagina a caratteri cubitali: “Riapre il primo nido, un segnale per l’Italia”. La notizia ha fatto in poco tempo il giro di web e media, prontamente rilanciata dall’Ansa e rimbalzata su tutti i social. “In realtà – precisa Suzzani - si tratta di un servizio di prestazione individuale in struttura, con un rapporto di una educatrice per ogni bambino, i quali hanno una stanza e una porzione di giardino a loro dedicati. Non si può parlare di vera riapertura del nido, anche perché ancora per i servizi per l’infanzia 0-3 anni non è possibile. Qui parliamo di un servizio individuale”.
La sostanza comunque non cambia: da oggi, martedì 9 giugno, il primo servizio in Italia per la fascia 0-3 anni viene riaperto proprio a Piacenza da Unicoop. La buona notizia di un tentativo di ripartenza, nel quale la cooperazione sociale dimostra tutta la sua capacità di innovazione e risposte ai bisogni di una comunità, quindi rimane. “Abbiamo deciso di lanciare questo servizio individuale per il mese di giugno, in attesa di conoscere le disposizioni per la prima infanzia, per rispondere innanzitutto al bisogno delle famiglie, di bambini e genitori – spiega Valentina Suzzani -. Il servizio individuale è l’unico al momento consentito dalla legge. Lo facciamo nel rispetto di tutte le precauzioni sanitarie, tutte le educatrici coinvolte hanno svolto i test sierologici, accogliamo in questa modalità un massimo di 5 bambini alla volta avendo 5 stanze a disposizione, e possiamo lavorare sia alla mattina che al pomeriggio”.
Non è un caso che un’iniziativa come questa arrivi dall’ormai ex zona rossa di Piacenza. “La nostra idea è stata quella di lanciare un segnale di ripartenza e speranza alla città – continua la presidente di Unicoop -, è una piccola goccia in un grande mare di bisogni, ma da qualche parte occorreva partire”.
Il tema della sostenibilità economica non è certo da trascurare. Anzi. “Lo dico chiaramente: questo è un investimento della cooperativa che mette sue risorse per offrire il servizio a un costo basso per le famiglie, pari a quello delle baby-sitter; lo abbiamo fatto perché non possiamo non pensare al futuro, a come ri-progettare i nostri servizi alla prima infanzia che sono stati un po’ dimenticati ma hanno bisogno di partire. È chiaro che nel lungo periodo un servizio individuale come questo non è sostenibile a costi così bassi, tuttavia noi siamo un’impresa no profit che vuole investire nel nostro capitale umano per dare servizi chiesti dalla cittadinanza, quindi per noi è naturale rimboccarci le maniche per progettare il futuro”.
Circa 370 operatori di cui 75 impiegati nei servizi per l’infanzia, 13 nidi gestiti nel territorio di Piacenza, Unicoop si è dotata anche di un consulente per gestire la ripartenza dei servizi e le informazioni da fornire a operatrici e famiglie. Si tratta del dott. Marzio Sisti, infettivologo ed ex direttore del reparto Malattie infettive dell’ospedale di Piacenza.