Sette italiani su dieci legano il consumo delle ostriche ad occasioni speciali e romantiche, come emerge da un sondaggio di Fedagripesca-Confcooperative in occasione di San Valentino. Pochi però sanno che mangiarle fa bene all'ambiente. La conferma arriva da una ricerca dell'Università di Ferrara che, partendo da Goro, polo di eccellenza per la produzione, ha certificato a livello mondiale la loro capacità di catturare Co2 attraverso il loro guscio; rappresentando il 60-70% del peso, formato per il 98% da carbonato di calcio, la produzione globale di ostriche contribuisce all'eliminazione fino al 50% durante il loro ciclo di vita. Un chilo, ovvero 10-12 pezzi, contiene 630 di guscio ed è in grado di sottrarre all'ambiente 275,8 grammi di anidride carbonica. E visto che nel 2020 nel mondo sono state prodotte circa 6 milioni di tonnellate di ostriche in oltre 40 paesi, secondo la ricerca, sono state abbattute 1,7 milione di tonnellate di anidride carbonica.
Un settore che in Italia ha grandi margini di crescita, come spiega all'ANSA il vicepresidente di Fedagripesca-Confcooperative, Paolo Tiozzo. "Abbiamo molte varietà molto apprezzate anche all'estero, dall'Ostrica rosa di Scardovari, alla verde del Golfo dei Poeti, alla bianca del Gargano, alla nera di Goro - precisa - certo non possiamo competere con i volumi di altri Paesi ma la qualità è ottima; una filiera che se ben sviluppata potrebbe arrivare a superare il mezzo miliardo di euro". Ed è proprio il team dell'Università di Ferrara, coordinato dalla professoressa Elena Tamburini, che sta lavorando alla messa a punto di un piano strategico di rilancio con il primo manuale tecnico di ostricoltura. Il progetto in corso è finanziato dal Masaf e prevede la creazione di una rete nazionale dei principali produttori di 6 regioni, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Puglia, Sardegna e Liguria. Il piano è focalizzato sull'indagine della sostenibilità ambientale ed economica e sugli aspetti igienico-sanitari dall'allevamento al consumo. Secondo Tamburini, "ostriche, insieme a cozze e vongole potrebbero rappresentare un'importante fonte di proteine per il futuro del pianeta, molto più sostenibili dal punto di vista ambientale di quelle da insetti e carne artificiale prodotta in laboratorio e con un valore nutrizionale superiore".
Fonte: ANSA
Nella foto in gallery, i pescatori della cooperativa Sant’Antonio di Gorino che per primi diversi anni fa hanno avviato l’allevamento delle ostriche nella Sacca di Goro.