“Comunicare il sociale: 40 anni di presenza del Ceis a Modena e in Emilia-Romagna”. È il titolo dell’evento, il primo di una serie in programma nel 2023 e arricchiti da una pubblicazione, che ieri ha celebrato il 40 esimo anniversario della Fondazione Ceis onlus, nata il 13 dicembre 1982.
Cinquecento dipendenti, una cinquantina di strutture, migliaia di ospiti negli anni.
È questo l’identikit di uno dei Ceis (Centro italiano di solidarietà) più grandi d’Italia.
Il gruppo, formato da alcune cooperative sociali, si occupa di dipendenze patologiche, adolescenti e minori, prevenzione e formazione, rifugiati e migranti, disturbi del comportamento alimentare, interventi assistenziali, socio-sanitari e di sostegno alla genitorialità, inserimento lavorativo e agricoltura sociale, familiari, volontari e associazionismo. Gestisce ogni giorno più di 600 persone.
Ieri nella sala del consiglio comunale di Modena hanno introdotto l’appuntamento i saluti del sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, dell’arcivescovo di Modena-Nonantola e Carpi mons. Erio Castellucci e di Luciano Squillaci, presidente della Federazione italiana comunità terapeutiche.
“La storia del Ceis a Modena – ha affermato il sindaco Muzzarelli - ci parla di inclusione, attenzione alle fragilità, capacità di leggere i bisogni e dare risposte, senza stigma e pregiudizi, con lo sguardo e, soprattutto, con il cuore aperto.
Ma ci parla anche di collaborazione con le istituzioni per tenere unità la comunità di fronte all’emarginazione sociale e al disagio economico, di un rapporto virtuoso, costruito negli anni, tra volontari, associazioni del territorio, sistema pubblico della sanità e del welfare”.
“Libertà, uguaglianza, fraternità: questi tre valori tornano sempre nell’attività del Ceis - ha sottolineato il vescovo Erio - Le dipendenze riducono fortemente la libertà e dignità della persona: è come trovarsi al guinzaglio e l’opera del Ceis contribuisce a eliminare questo guinzaglio.
La disuguaglianza è poi motivo di povertà ed esclusione sociale: anche qui il Ceis contribuisce alla crescita sociale.
La fraternità, infine, è il cuore che si mette per rendere concreta la libertà e l’uguaglianza e Ceis la mette in pratica attivando reti a ogni livello, tra le famiglie, operatori e comunità dei territori in cui opera, stimolando nelle persone le risorse e le zone buone, in qualsiasi condizione esse si trovino”.
“Quaranta anni sono tanti per una realtà che opera nel terzo settore - ha affermato Luciano Squillaci, presidente della Fict - L’importanza dell’attività del Ceis è nella visione di mondo e di uomo che costruisce, nella responsabilità che si assume in un ruolo che è di reale servizio pubblico. Gli alberi si riconoscono dai frutti ed essi sono sotto gli occhi di tutti, sono i volti e le storie di tutte le persone che hanno incrociato il cammino del Ceis in questi 40 anni”.
Andrea Volterrani, docente di sociologia della comunicazione-comunicazione sociale e delle organizzazioni no-profit all’Università Tor Vergata di Roma, ha tenuto quindi un intervento sul tema “Il ruolo della comunicazione come agente di cambiamento sociale e culturale”, in cui ha posto in evidenza come alle vulnerabilità già esistenti vada oggi aggiunta quella digitale, che aggrava le disuguaglianze.
A fronte di questa evidenza, Volterrani ha posto quindi l’accento sulle funzioni che deve avere la comunicazione di chi opera nel terzo settore, in particolare quella di rendere protagonisti i beneficiari e costruire processi di vera partecipazione.
Nelle concludere l’evento, padre Giuliano Stenico, presidente della Fondazione Ceis onlus, dopo aver ripercorso le tappe che hanno caratterizzato, dalla nascita a oggi, i quarant’anni del Ceis, ha sottolineato il ruolo delle istituzioni, dei servizi sociali e del privato sociale, oltre alla necessità di andare oltre la “market society e costruire il community welfare.
“Seguendo il principio della sussidiarietà circolare, la Fondazione Ceis investe sulla costruzione di un rapporto con i servizi e gli altri enti del privato sociale che contribuisca a rendere la società civile, nei suoi diversi aspetti e ambiti più consapevole, partecipata e solidale in ordine anche alla promozione di una cittadinanza attiva e responsabile.
ll rinascimento del welfare richiede e promuove un nuovo primato della politica sull’economia: una politica evoluta per un’economia partecipata e cooperativa.
Un nuovo welfare è possibile in una prospettiva di economia civile che, a sua volta, è favorita da un nuovo welfare. Deve mirare a un’economia cooperativa, partecipata, democratica, in cui le relazioni economiche promuovono la solidarietà tra gli attori”.
Ieri è stato presentato il nuovo sito “La nostra storia: 40 anni di Ceis” (www.gruppoceis.it/lanostrastoria/), dedicato al quarantennale.
È un viaggio a ritroso nel tempo, nei ricordi, nel racconto di tante e faticose esperienze, moltissime gioie non disgiunte da qualche sofferenza. È un affresco di una realtà riconosciuta e accreditata ovunque, a Modena come nelle altre città dell’Emilia-Romagna e in Italia.
“Custodire la nostra storia e condividerla per lanciarsi nel futuro”: è lo slogan che accompagna l’imponente testimonianza online, cui seguiranno nei prossimi mesi, sempre per celebrare il 40ennale di attività Ceis, altri eventi e una pubblicazione.
Il sito ha richiesto quasi un anno di lavoro: una trentina i video presenti, una settantina le testimonianze scritte, con interviste all’arcivescovo di Bologna cardinale Matteo Maria Zuppi, al presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, al sindaco di Modena Muzzarelli, al vescovo Castellucci.