Il settore della pesca e dell'acquacoltura dell'Emilia-Romagna è preoccupato per l'arrivo del rigassificatore a Ravenna e per le conseguenze che l'impianto potrà avere sulle attività. E se non otterrà risposte è pronto a organizzare un presidio permanente davanti alla Regione.
L'Alleanza delle Cooperative della Pesca e dell'Acquacoltura dell'Emilia-Romagna (Agci/Agrital, Confcooperative/Fedagripesca, Legacoop Agroalimentare) ricorda di aver scritto al presidente della Regione (e commissario per l'opera) Stefano Bonaccini e alla giunta chiedendo tra l'altro che il rigassificatore sia attivato a "ciclo chiuso".
"Si deve fare attenzione - dichiara Massimo Bellavista, responsabile Pesca e Acquacoltura Emilia-Romagna di Legacoop Agroalimentare - alle zone in cui si vanno a collocare questi impianti, e alle caratteristiche biologiche del sito. Le acque oceaniche – prosegue - sono povere di vita perché meno concentrate mentre le acque costiere sono ricche di sali nutrienti (azoto, fosforo) e brulicano di avannotti, larve, plancton". Per questo "ci stiamo attivando per avere un parere dello Stecf (il Comitato europeo tecnico, scientifico ed economico per la pesca) sullo stato delle risorse nell'Alto Adriatico e sugli effetti dell'impatto che il rigassificatore a ciclo aperto di Ravenna avrà sull'ambiente marino costiero". Tutti i Comuni della costa dell'Emilia-Romagna "dovrebbero essere al nostro fianco, facendosi carico delle istanze dei pescatori". Per le coop andrebbe valutato ora se adottare il sistema a circuito aperto o chiuso e ricordando di essere per quello chiuso, "perché non deve bruciare lo 0,87% di gas, ché lo vende".
Da tempo spiega poi Patrizia Masetti, responsabile Agci/Agrital Pesca Emilia-Romagna, "abbiamo chiesto alla Regione di puntare sul sistema a circuito chiuso" e se non fosse possibile, di impegnarsi con la società a definire un periodo limitato al circuito aperto di qualche anno, "onde evitare l'irrecuperabile danno al sistema ambientale marino, con conseguenze disastrose sul settore ittico". Oltre a questo, l'Alleanza delle Cooperative ha chiesto di prevedere sin d'ora l'inserimento, tra le prescrizioni che verranno adottate, di un monitoraggio permanente annuale sulle risorse alieutiche (cosiddetto sforzo di pesca del rigassificatore), "che tenga conto della numerosità di uova e larve di pesce che verranno intercettate dalle prese d'acqua e quindi distrutte". Queste rappresentano il numero di potenziali individui (stock ittici) "che da lì in avanti non potranno essere portati a compimento del loro ciclo di crescita". Secondo questo principio, l'impianto esercita "uno sforzo di pesca continuativo che porterà, attraverso l'annientamento di parte dell'ittioplancton, alla sottrazione di risorsa catturabile dal comparto della pesca". Finora "abbiamo ottenuto "solo l'attivazione di un tavolo permanente sul rigassificatore che di fatto non rassicura per niente i pescatori e gli allevatori". Alle altre istanze "nessuna risposta concreta è stata portata". Ieri a una riunione hanno partecipato i rappresentanti dei diversi servizi regionali che però "hanno solo illustrato il percorso senza fornire alcuna risposta alle richieste", lamenta l'Alleanza delle Cooperative.
"Visto e considerato che tali richieste sono state disattese - dichiara Vadis Paesanti vicepresidente Confcooperative Fedagripesca Emilia-Romagna - chiediamo sin d'ora che vengano definite le compensazioni per le marinerie e i comuni costieri, così come fatto nel Veneto con il rigassificatore di Porto Viro". Nelle compensazioni ipotizzate dal Comune di Ravenna, poi, "la pesca non è inclusa tra i beneficiari". Per questo, conclude Paesanti, "siamo pronti a istituire un presidio permanente con i pescatori davanti alla Regione qualora le nostre istanze non ottenessero risposte tempestive e concrete oltre a intercedere con il nuovo governo per ottenere attenzione verso il comparto ittico e verso le tante famiglie che vivono di pesca e di acquacoltura in Emilia-Romagna".
Fonte: Dire
Foto da corriereromagna.it