Ad oggi l’estate 2022 supera quella del 2003, ma occorrerà attendere la fine di agosto per paragonarle. Molto probabile che l’estate 2022 chiuda tra le prime tre degli ultimi 100 anni. Questa particolare “classifica” (relativa alle alte temperature) vede l’estate 2003 al primo posto; quella del 2012 al secondo, e quella del 2017 al terzo. È assai probabile che l’estate del 2022 scalzi una di queste dal podio, attribuendole il ruolo di estate “estrema”. Da notare, che le prime 7 estati più calde degli ultimi 100 anni, appartengono al periodo recente (dal 2003 al 2021, in attesa del 2022); un segnale inequivocabile che chiama in causa il cambiamento climatico (o riscaldamento globale) e che contempla il manifestarsi di onde di calore sempre più frequenti, intense e durature; aspetto che puntualmente si sta verificando.
Pierluigi Randi (nella foto principale) è un tecnico meteorologo certificato e presidente dell’Associazione Meteo professionisti AMPRO con il quale Confcooperative Ferrara ha già collaborato in passato. “Con lui abbiamo fatto il punto sulla situazione siccità” dice il presidente Michele Mangolini (nella foto in gallery) “permane infatti la gravità della situazione, come la stessa Regione Emilia-Romagna ha dichiarato lo scorso 21 giugno”.
Estate 2003 e 2022 a confronto. Analogie e differenze?
“L’estate 2003 – risponde Randi - risulta ancora oggi la più calda da quando esistono le rilevazioni strumentali, in particolare per il centro-nord Italia. Tuttavia, i mesi più anormalmente caldi furono quelli di giugno e agosto, quando l’anomalia di temperatura media oltrepassò i 3°C (esattamente +3,7°C in giugno e +3,5°C in agosto rispetto alla norma di periodo 1981-2010); mentre luglio fu più clemente con un’anomalia di temperatura media di +1°C. Per quanto riguarda il mese di luglio (l’anomalia attuale è intorno a +3°C) nel 2022 siamo nettamente più caldi rispetto al 2003, mentre giugno è stato un poco meno “estremo” rispetto al medesimo anno (+3,0°C)”.
L’ agricoltura sta soffrendo e anche il mare. I pescatori di Goro sono costretti a fare gli spazzini delle nostre acque, e si continua a togliere alghe per non perdere le vongole. Ci può dare il quadro della situazione e se intravede un cambiamento?
“Alle altissime temperature si aggiunge la scarsità delle precipitazioni. Con una severa siccità idrologica che si protrae da molti mesi. L’evento attuale di siccità ha radici piuttosto lontane, essendo cominciato all’incirca 18 mesi fa. Infatti, anche il 2021 è stato un anno estremamente secco (il secondo più secco dal 1950), dove le scarse precipitazioni del 2022 si sommano a quelle altrettanto scarse del 2021, ed ecco quindi una siccità idrologica (ovvero di lungo periodo, e non limitata a qualche mese). Al 30 giugno 2022 sul ferrarese mancavano all’appello tra i 200 e i 250 mm di precipitazione, cui dobbiamo aggiungerne altri 40-45 per il mese di luglio, arrivando a sfiorare i 300 mm di deficit. Come se non bastasse, le temperature molto elevate comportano un’alta evapostraspirazione giornaliera, che aggrava lo stato dei suoli sottraendo molta acqua disponibile. Se consideriamo lo Standard Precipitation Index (SPI), vale a dire un indicatore climatico di surplus o deficit pluviometrico estesamente utilizzato a livello internazionale che definisce gli stati siccitosi o umidi, l’areale ferrarese risulta in stato di grave sofferenza. Infatti, l’SPI 12 mesi (luglio 2021-giugno 2022) evidenzia una condizione di “siccità estrema” su tutto il ferrarese, e certamente in luglio le condizioni non sono migliorate. Naturalmente tutto ciò si ripercuote sulle portate del Po (ai minimi storici) e sull’ecosistema in generale, dovendo sopportare condizioni ambientali inconsuete e prolungate. La combinazione di alte temperature e scarse precipitazioni provoca, infatti, una maggiore proliferazione delle alghe e un aumento del tasso di salinità dell’acqua nella laguna ferrarese, fattori che compromettono le attività dei pescatori di vongole. Un’altra criticità correlata alla crisi climatica è quella del cuneo salino, che coinvolge tutto il ferrarese. La stima di risalita del cuneo salino nei rami del Delta è in aumento, con i rami del Po di Tolle, Maistra e Gnocca totalmente interessati dall’intrusione. Per il Po di Goro e per il Po di Pila la lunghezza di intrusione in condizioni di alta marea è rispettivamente pari a circa 39 km e 36 km dalla costa. Tutto ciò comporta gravi rischi per l’agricoltura, rendendo quasi impossibile lo sfruttamento della falda idrica. ll riscaldamento globale, che potrebbe raggiungere la soglia di 1,5°C già nei prossimi vicini decenni e non a fine secolo qualora non si adottassero azioni di drastica riduzione delle emissioni, provocherebbe, con altissima probabilità, inevitabili incrementi di rischi climatici multipli, sia per gli ecosistemi che per gli esseri umani. Iniziative a breve termine che limitino il riscaldamento globale potrebbero ridurre sensibilmente i danni, anche se non sarà possibile eliminarli completamente. Non possiamo aspettarci grandi cambiamenti sul lungo periodo. Certamente la pioggia prima o poi tornerà (breve periodo) e questa siccità avrà fine, ma dobbiamo tenere presente che in futuro eventi di siccità simili, particolarmente nel periodo primaverile-estivo, diverranno più frequenti ed estesi, con l’aggravante che la primavera-estate è il periodo più delicato, corrispondendo sostanzialmente alla stagione irrigua. Non è un caso che dal 2000 al 2021 abbiamo perso circa il 25% delle precipitazioni estive, per cui non si tratta più di uno scenario, ma di una modificazione già in atto”.
“La sensazione di caldo varia da persona a persona in base a diverse componenti (comprese l’età e lo stato di salute), ma in linea di massima è il caldo umido (afoso) che si sopporta peggio e provoca condizioni di stress fisico e psicologico, mentre il caldo secco (torrido) è meglio sopportato dal nostro fisico. Per la vegetazione accade il contrario: le piante soffrono molto di più il caldo secco (maggiore perdita di acqua) e meno col caldo umido. Purtroppo, il ferrarese è la “patria” del caldo umido, proprio per la vicinanza dell’Adriatico, la presenza della laguna e la lontananza dall’Appennino. Come per tante altre situazioni meteorologiche, il caldo non va sfidato e va affrontato con le giuste precauzioni, in particolare quello estremo”.
Come sarà il mese di agosto? C’è aria di pioggia?
“Il mese di agosto – conclude il meteorologo Randi -, fermo restando che si tratta di indicazioni di massima e soggette a incertezza, mostra scenari non particolarmente incoraggianti: vi sarebbe una maggiore probabilità di temperature medie ben superiori alla norma (ma forse non ai livelli di giugno e luglio), e di precipitazioni solo leggermente inferiori alla norma; almeno per le precipitazioni si tratterebbe già di un piccolo progresso rispetto alle condizioni che hanno caratterizzato giugno e luglio. Ma in linea generale rimarrebbero condizioni ancora eccessivamente calde, specie nella prima metà del mese”.
“Com’è che si dice?” aggiunge Mangolini “Ormai i buoi sono scappati e noi siamo chiamati ad affrontare un clima decisamente diverso da quello che hanno vissuto i nostri genitori e i nostri nonni. Investire quindi sull’ambiente vuol dire non solo avere uno sguardo sul futuro del nostro territorio ma anche sulla nostra economia e competitività. In fondo è quello che chiede l’Europa attraverso il PNRR”.
È quindi necessario mettere in atto tutte quelle azioni volte al contenimento dell’aumento delle temperature del Pianeta: ridurre al massimo le emissioni di gas climalteranti, ma le conseguenze di quanto già emesso in passato rimarranno per molti decenni ancora, quindi dovremmo anche agire su adattamento, mitigazione e resilienza. Sì, il problema è globale, ma l’area mediterranea è una cosiddetta “hot spot”, ovvero una zona nella quale gli impatti dovuti al cambiamento climatico sono più amplificati rispetto ad altre zone del mondo, come del resto ci dimostrano i dati.
A cura di Ufficio stampa Confcooperative Ferrara / Pamela Tavalazzi