Il grande merito di essere stato un punto di riferimento per l’intero territorio nel passato e la speranza di poterlo essere ancora per il futuro, nonostante le difficoltà attuali, causate principalmente dallo spopolamento della montagna. A distanza di 40 anni dalla sua costituzione, il C.O.F.A.P. (Consorzio Forestale Appennino Parmense) ricopre ancora oggi un ruolo fondamentale per l’attività forestale sull’Appennino Parmense.
“Questo traguardo è sicuramente un bel risultato, che mette in evidenza quello che è stato il nostro percorso” commenta il presidente Romano Ricci. “Al momento non abbiamo ancora festeggiato a dovere, ma qualcosa studieremo nelle prossime settimane”.
Costituito nel 1982, il Consorzio C.O.F.A.P. (che si occupa di forestazione, sistemazioni idraulico-forestali, giardinaggio e attività del verde), è formato da quattro cooperative forestali: Valle Scura, Val Parma, Monte Navert e Alpina, di cui Ricci è presidente. Al suo interno lavorano circa 30 persone, che tendono ad aumentare con l’arrivo del turismo estivo.
“La nostra grande capacità è quella di aver dato da lavorare a tutte quelle persone - spiega Ricci - che prima degli anni ’80 erano state costrette a emigrare in Svizzera per cercare lavoro e sono poi ritornate a casa. Al momento la situazione presenta inevitabilmente delle difficoltà, legate soprattutto allo spopolamento delle zone di montagna. I giovani infatti non sono più attratti a restare qui sull’Appennino e ricercano diverse fortune in città. È un grande peccato, perché questo lavoro ti permette di vivere in un ambiente totalmente sano, immerso nella natura, in cui i rapporti lavorativi spesso diventano poi importanti amicizie”.
Per cercare di arginare questo fenomeno e aiutare le zone di montagne e quindi le realtà come il Consorzio C.O.F.A.P., “è necessario che le Istituzioni e la Regione in primis continuino a incentivare il più possibile il nostro territorio, raccontandone la bellezza e le opportunità di lavoro che esso presenta. Solo operando in questo modo - conclude Ricci - possiamo riuscire a intercettare il maggior numero di persone ed evitare il totale spopolamento della montagna”.