Gli aumenti del costo energetico, e parliamo di percentuali di incremento spesso a tre cifre, sono argomento, ancora irrisolto, che impegna da mesi la politica nazionale. I riflessi di bollette di luce e gas impazzite sono ovviamente devastanti sulle attività imprenditoriali, in specie le più energivore, e contemporaneamente colpiscono duramente le famiglie a reddito medio e basso. “Proprio nel momento in cui – afferma Daniel Negri, presidente di Confcooperative Piacenza (nella foto) – si stava uscendo da una fase pandemica acuta, e si traguardavano già palpabili segnali di ripresa economica, il mondo produttivo della cooperazione, e non solo, deve affrontare questa nuova emergenza. Ma mentre la comunicazione, a tutti i livelli, enfatizza giustamente i riflessi su chi produce beni e sulle famiglie, si dimentica di un segmento cruciale che fornisce servizi, quello della cooperazione sociale. Abbiamo segnalazioni di cooperative con bollette triplicate in un solo mese; per chi lavora nel welfare, con margini pressoché inesistenti, è davvero impossibile resistere a lungo”.
“I costi energetici – gli fa eco Fabrizio Ramacci, vice presidente di Legacoop Emilia Ovest - stanno pesantemente mettendo in difficoltà la cooperazione sociale, in specie quella socio-assistenziale, impattando pesantemente su RSA, centri per disabili, asili nido, centri per l’infanzia … Altrettanto colpiti poi sono il settore dell’inserimento lavorativo, che gestisce servizi essenziali quali la raccolta rifiuti e la pulizia delle strade, la manutenzione del verde, ed in generale l’agricoltura sociale. Occorre che i committenti si facciano carico di questi maggiori costi, ormai divenuti insostenibili, per evitare una crisi del privato-sociale che contribuisce in modo determinate al nostro welfare.”
Il settore sociale piacentino lancia quindi forti segnali di allarme. Crescono di giorno in giorno le preoccupazioni dei dirigenti di strutture allo stremo, che seriamente rischiano di non riuscire più a stare in piedi. Una situazione che appare anche paradossale se consideriamo che il rischio di arrivare ad una desertificazione del welfare coincide con il periodo in cui, grazie al PNRR, dovrebbero partire gli investimenti per rilanciare. Va infine sottolineato come l’innalzamento dei costi per le strutture residenziali, semiresidenziali, per i centri diurni, arrivi due volte: sia tramite le bollette sia tramite i fornitori. Stiamo parlando dei beni di prima necessità su cui le altre imprese scaricano i loro incrementi, “ma le cooperative sociali - chiosano Negri e Ramacci - non possono far pagare il costo della bolletta alle persone fragili assistite né si vedono riconosciuto tale costo dalle amministrazioni pubbliche per conto di cui spesso operano”.
Esiste poi anche un orizzonte di crisi occupazionale, infatti, Il welfare, che ha nella cooperazione sociale uno dei player principali, solo nel piacentino vanta oltre duemila occupati, essendo un settore ad alta intensità di manodopera. Se le fabbriche stanno reagendo all’impennata delle bollette rimodulando la distribuzione oraria dei cicli produttivi (spostandoli ad esempio di notte quando l’energia costa meno) lo stesso non possono fare le strutture che offrono servizi alla persona, che devono rimanere aperti, accessibili, riscaldati, illuminati, presidiati e confortevoli, dato che i bisogni delle persone, ed in specie dei soggetti più fragili, non possono essere ‘riposizionati’.