Si è tenuto ieri mattina, mercoledì 12 gennaio, il convegno online, organizzato da Confcooperative Bologna, “Ripresa, resilienza, sviluppo sostenibile. Quali partenariati pubblico-privato per la grande Bologna”. L’incontro ha inteso avviare un dialogo tra cooperazione e istituzioni in vista di un nuovo paradigma di partecipazione, capace di convocare mondo dell’impresa e Terzo Settore sulle scelte di coprogrammazione e coprogettazione dei prossimi anni, in una logica che valorizzi la prospettiva della sussidiarietà nell’allocazione delle risorse pubbliche e nella costruzione di una visione comune di città.
“Su questo fronte, la cooperazione vuole esserci. Insieme dobbiamo lavorare per essere una città inclusiva” ha sottolineato Daniele Ravaglia, presidente di Confcooperative Bologna (nella foto principale l’intervento all’incontro online), che ha ribadito come, prima di venire alle questioni di merito (dal welfare alla rigenerazione urbana), poi affrontate nel corso del convegno, fosse necessario “concentrarsi sul metodo, che non può non passare dalla partecipazione della società civile e delle sue organizzazioni”. Ciò in tanti ambiti: “sanità, cultura, welfare, diseguaglianze: su tutti questi fronti la competenza e la disponibilità delle cooperative non può non essere tenuta in considerazione” ha asserito Ravaglia.
In vista della definizione del programma di mandato della giunta di Lepore e dell’aprirsi del nuovo anno, Confcooperative intende porsi come interlocutore di Comune e Città metropolitana e Ravaglia non ha esitato a ricordare l’esigenza che la Giunta si faccia carico della concreta applicazione dei documenti firmati, come il Protocollo sugli appalti, sottoscritto con il Comune di Bologna. “Il territorio metropolitano non può più permettersi di sfruttare – lasciatemi usare questo termine – il lavoro delle cooperative sociali per far fronte ad esigenze di servizio pubblico alle persone. Non può essere portata in appalto, al massimo ribasso, un’attività quando la componente principale è il lavoro. Bisogna progettare nuovi sistemi e farlo insieme” ha affermato il presidente di Confcooperative Bologna.
La prima sessione dell’incontro si è aperta con l’intervento del prof. Stefano Zamagni, che ha ripercorso le tappe storiche del principio di sussidiarietà, sottolineando l’importanza di un registro di relazioni civili che valorizzi non solo le possibilità di collaborazione tra pubblico e privato, ma apra alla collaborazione del Terzo Settore. “Siamo all’inizio di una transizione di portata epocale, dal modello sociale bipolare stato-mercato al modello tripolare stato-mercato-comunità” ha affermato Zamagni che ha inteso attribuire alla città di Bologna un ruolo di guida in questa transizione verso un modello rafforzato di partecipazione, capace di recepire anche le energie migliori della cooperazione: “Bologna può per la propria cultura recepire il messaggio, è il primo Comune in Italia ad avere una delega per la sussidiarietà circolare, il sindaco deve far conoscere a tutti questa iniziativa e l'augurio e l’invito è che, anche con Confcooperative, si crei un tavolo di lavoro che definisca un protocollo” ha affermato l’accademico. Su tale prospettiva è tornato Daniele Ravaglia, che ha sottolineato come sia impossibile slegare gli obiettivi dei prossimi anni (dalle infrastrutture materiali e immateriali alla sostenibilità ambientale, passando per l’inclusione delle fasce più deboli), “dalla partecipazione autentica di tutte le forze sociali e della cooperazione in primis”. “Mi auguro – ha proseguito Ravaglia – abbia previsto la partecipazione della cooperazione per la gestione dei fondi del Pnrr, ci aspettiamo un passo avanti dell’amministrazione in questo senso”.
L’apertura alla collaborazione del presidente di Confcooperative Bologna non è caduta nel vuoto. Il sindaco Matteo Lepore (nella foto in gallery) ha detto chiaramente che “Bologna ha ormai capito che bisogna progettare insieme e tessere una rete forte tra istituzioni e Terzo Settore”. Sull’importanza di dare luogo ad una ripresa inclusiva si è concentrato poi l’intervento del sindaco che, parlando “da democratico e da progressista” ha “dedicato il mandato alla Grande Bologna, quella che non lascia indietro nessuno, anche grazie ad una visione circolare forte”. Malgrado il rimbalzo atteso del Pil, “ci sono zone, come l’Appennino, che impoveriscono” asserisce il sindaco, guardando all’area metropolitana di Bologna. Il monito è all’utilizzo costruttivo delle risorse europee “che sono debito e devono essere investite bene”, anche facendo ricorso “al metodo bolognese della coprogettazione”, forte di “ottime visioni industriali, un Terzo Settore attivo e istituzioni municipali responsabili”.
Ha fatto seguito poi l’intervento del prof. Domenico Siclari, ordinario di diritto dell’economia e dei mercati finanziari, in tema di strumenti giuridici e finanziari al servizio delle forme innovative di partenariato pubblico-privato, “strumento essenziale anche per l’attuazione del Pnrr”. A chiudere la prima sessione, l’intervento di Marco Marcatili, responsabile Dipartimento sviluppo di Nomisma, che ha messo l’accento sulle opportunità dei partenariati come strumento coesivo e di rafforzamento in città metropolitana: “Bologna diventa grande perché stimola i partenariati, che funzionano perché c’è un alto livello di partecipazione sociale” ha affermato Marcatili, stimolando la giunta di Lepore: “sarebbe bello che la nuova amministrazione ci dotasse di strumenti inediti: Bologna può essere la prima città dotata di una matrice sociale per valutare gli interventi di spesa del Pnrr”.
A frenare in parte gli entusiasmi sulle potenzialità partecipative connesse alla cabina di regia del Pnrr è stata – nella tavola rotonda della seconda sessione, in tema di sussidiarietà – l’assessora Annalisa Boni. “La cabina sarà composta dalle istituzioni, dovranno essere coinvolti anche gli attori esterni. Coprogrammazione e coprogettazione sono gli ingredienti che servono. La cosa migliore è dialogare in maniera regolare e continuativa, anche se bisogna sapere che il Pnrr, una volta arrivato sul territorio, non sarà così flessibile e i tempi saranno molto ristretti”. Un’apertura forte alla partecipazione viene confermata dall’assessora Boni, in particolare “sui fondi strutturali, sui quali noi, come città, ma anche come ecosistema abbiamo più margine”.
Ad aprire a forme più intense di partenariato con la cooperazione è Luca Rizzo Nervo che sui servizi welfare garantisce che “dalla coprogrammazione verrà una visione condivisa”. Il fine da raggiungere – istituzioni e cooperative insieme – è quello di “un salto di qualità culturale per uscire dalla standardizzazione dei servizi di welfare e andare verso una costruzione sartoriale di risposte” per le quali è indispensabile “il contributo delle cooperative”. Non poche le aspettative riposte dall’assessore al welfare nei confronti della cooperazione: “mi aspetto diverse cose dalle cooperative: innanzitutto una capacità di lettura aggiornata e la costruzione di una visione condivisa”.
Connessa alla videoconferenza anche la consigliera Cristina Ceretti, che ha avuto occasione di disegnare il proprio progetto di sussidiarietà circolare, su cui si incentra una delle deleghe ricevute dal sindaco Lepore. “L'occasione dei fondi nuovi, non deve essere una questione solo interna ai palazzi, deve essere soprattutto una questione di rafforzare il dialogo sociale e i modelli partecipativi già presenti, l’obiettivo della delega è di cercare insieme ai soggetti presenti al tavolo di costruire strumenti per la coprogettazione e coprogrammazione”. Quanto al 2022, “il focus sarà la disabilità – spiega la Ceretti – questo ci permette di compiere quel passo culturale che ci fa spostare l’ottica dei servizi sulla persona”.
Ha fatto poi seguito l’intervento del direttore di Confcooperative Bologna, Matteo Manzoni, che si è concentrato sulle “difficoltà delle passate esperienze di coprogrammazione e coprogettazione”. Tra gli esempi fatti d Manzoni, i piani di zona, che “nel tempo hanno perso la propulsione iniziale”. Il direttore ha poi ribadito la disponibilità della cooperazione a valorizzare prospettive collaborative in vari ambiti, dal welfare per la terza età all’economia circolare.
A intervenire poi Samanta Musarò della cooperativa Kilowatt, facendo riferimento all’esperienza di partenariato pubblico-privato che ha portato alla rigenerazione delle Serre dei Giardini Margherita. “La cooperativa ha investito somme importanti per riqualificare un bene pubblico individuato insieme all’amministrazione, creando posti di lavoro, servizi”. “Ciò – asserisce la Musarò – rappresenta un po’ un atto politico, un luogo guidato dai valori della sostenibilità ambientale e la giustizia sociale (persone e natura al centro)”.
A confermare l’impegno dei giovani cooperatori, è stato l’intervento di Maria Vittoria Vignoli, vicepresidente dei giovani imprenditori di Confcooperative Emilia Romagna. “Con entusiasmo dico che c’è la disponibilità della cooperazione giovanile a partecipare, mettere a disposizione le competenze e accettare le responsabilità” ha afferma la Vignoli, che ha poi auspicato “un incontro tra qualche tempo per vedere cosa abbiamo realizzato a seguito delle parole dette durante questo convegno”.