La cooperazione? Per Eleonora Mota è come una casa. Anzi, come un “sentirsi a casa”, un luogo dove si è accolti e accompagnati nel proprio percorso umano e professionale. Quarantadue anni, già con alle spalle un’importante esperienza alla guida di una cooperativa sociale a Ferrara, Eleonora si racconta in questa ampia intervista facendo emergere i valori che stanno alla base del suo impegno nella cooperazione.
Chi è Eleonora Mota?
“Eleonora è una donna di 42 anni, mamma di Francesco, cooperatrice e lavoratrice di Integrazione Lavoro Società cooperativa sociale, realtà che nasce a Ferrara nel 1992 e si occupa in particolare di: accoglienza, inserimento lavorativo, consulenza e accompagnamento sociale di persone con disabilità e in situazione di fragilità”.
Da quanto tempo sei nella cooperazione?
“In mezzo alla cooperazione ci sono letteralmente nata. Sono nata e vivo ancora a Molinella (BO), la terra di Giuseppe Massarenti, e sono cresciuta con i racconti dei nonni e delle persone che hanno vissuto gli anni della cooperazione appassionata. Mia nonna, che ha quasi 100 anni, mi racconta ancora della risaia (sostenendo che sia il segreto della sua longevità) e del fervore attorno alla cooperativa. L’inizio del mio percorso lavorativo, in cooperativa, è stato 16 anni fa”.
E qual è il tuo percorso?
“Terminato il Liceo scientifico e presa consapevolezza di un fastidio recondito verso i numeri, ho diretto i miei studi verso la mia vera passione: le relazioni umane. Da lì sono partite una serie di esperienze estremamente formanti sia da un punto di vista professionale, sia di crescita personale.
L’estate prima dell’Università è stata segnata positivamente dall’incontro con un bambino con autismo con il quale ho vissuto per un po’ e per cui ho completamente perso la testa, e grazie a lui, ritrovata la mia direzione.
Così mi sono iscritta alla Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna e, grazie al tirocinio, ho cominciato a muovere i primi passi nel mondo della disabilità e in particolare del reinserimento sociale e lavorativo delle persone con disabilità acquisita e, presso lo stesso ente, l’Opera Don Calabria, ho scelto di fare il Servizio Civile Volontario.
Qui un’altra grande opportunità di partecipare al Progetto Leonardo che mi ha portata a Bordeaux e sul quale ho scritto la mia tesi di laurea con l’immenso professor Andrea Canevaro. Terminati gli studi, ho scelto di approfondire le tematiche della relazione d’aiuto diplomandomi nella Scuola di Counseling a indirizzo Rogersiano e contemporaneamente ho cominciato a lavorare con la cooperativa Integrazione Lavoro di Ferrara, dove sono tutt’ora”.
Che tipo di lavoro svolgi all’interno della cooperativa?
“All’interno della cooperativa mi occupo di coordinare il settore residenziale in cui vivono persone con disabilità, all’interno di una ampia area rurale a Baura, località del Comune di Ferrara. Sono nel consiglio di amministrazione da 13 anni e per 7 anni sono stata presidente. Nell’ultimo anno, complici anche le fatiche che tutti abbiamo vissuto e ci hanno segnato, ho sentito la necessità di ridurre un po’ l’impegno lasciando il ruolo di presidente per concentrarmi sul mio lavoro educativo, ciò che in assoluto mi appassiona di più. Il contesto è pieno di stimoli e negli anni è cresciuto tanto e si è arricchito di persone, con diverse difficoltà e differenti percorsi di vita, di spazi sempre più accoglienti e di attività che danno a ciascuno un posto significativo”.
Raccontaci qualcosa che non ti è piaciuto e qualcosa che, invece, ti è piaciuto.
“Sicuramente quando ho cominciato a 25 anni, ho dovuto fare i conti con la difficoltà di reggere lo scontro tra i miei ideali molto forti e la realtà, fatta di freni: budget, rendiconti, numeri da far tornare e non ultimi, i pregiudizi nei confronti del mondo della cooperazione. È stato (ed è ancora) comunque utile per crescere, e gli ideali sono ancora lì! Ciò che invece mi ha dato una grandissima spinta, è che ho avuto la fortuna di avere la fiducia piena nei miei confronti: disegnare un servizio e poi farlo crescere ogni giorno come lo immaginavo, e in armonia con ciò che le persone che avevano progettato prima del mio arrivo. Un incastro che a volte definisco magico, in un luogo che ha una potenza che avverte chiunque e per qualunque motivo ci arriva. Ci sono tutti gli elementi che amo e che fanno sentire ‘casa’ un luogo di lavoro: la campagna, la terra, gli orti, la pietra a vista, gli animali, il profumo buono del ragù fatto in casa e le persone che vivono questo a 360 gradi. C’è un posto per ciascuno, e quando si varca in cancello non c’è giudizio del perché si è lì”.
La sfida più grande?
“Sicuramente mantenere le energie per sostenere una crescita che non si arresta, stare al passo con i cambiamenti senza mai perdere il vero focus: i bisogni delle persone (utenti, lavoratori e volontari)”.
Il tuo lavoro e la tua vita privata: come riesci a mixare le cose?
“Per una donna è ancora difficile conciliare il lavoro e la famiglia, è inutile che ce la raccontiamo. Io vivo da sola con mio figlio e ho la fortuna di avere molto aiuto dalla mia famiglia. Convivo da anni con problemi di salute che a volte mi fanno fare fatica, ma non c’è stato giorno in cui in cooperativa non mi sia sentita capita o accolta. E mio figlio ama venire a Baura, dove trova sempre qualcuno pronto a giocare con lui!”
Cooperazione: lavoro di squadra?
“Assolutamente! Abbiamo la fortuna di essere ancora una realtà piccola, dove ognuno può giocare un ruolo e dove molti fanno la differenza. La squadra che coordino è stata fondamentale per far crescere l’intero sistema e di fatto, seppur con tanta eterogeneità di personalità, siamo ancora la squadra che è partita 16 anni fa, con qualche elemento che si è aggiunto nel tempo. Molti di noi sono uniti da legami profondi. Poi spesso ci si scontra, ma guai se non ci fosse lo scontro: significherebbe che non c’è più motivazione! La stessa dinamica la ritrovo nell’intera cooperativa, nella squadra dei coordinatori e in quella del consiglio di amministrazione. Siamo sempre in un processo di rivoluzione faticosa, ma ricca”.
Progetti futuri?
“Siamo sempre in rivoluzione, in costante cambiamento. Nel futuro speriamo di poter procedere, ampliandole e arricchendole, con le 4 macro attività di cui ci occupiamo: l’informazione e la consulenza ai cittadini, l’accompagnamento sociale, l’inserimento lavorativo e il settore residenziale. In particolare sulle ultime due abbiamo in cantiere di ampliare le attività realizzando una nuova struttura, CIVICO 77, sempre nell’area di Baura che amplierà la risposta ai bisogni di ‘abitare e lavorare’, con una nuova Casa Famiglia e dei laboratori legati all’agricoltura sociale e alla nuovissima fattoria didattica appena nata”.
Intervista a cura di CONFCOOPERATIVE FERRARA / AREA COMUNICAZIONE / Pamela Tavalazzi