“PRONTI AD ACCOGLIERE I RIFUGIATI AFGHANI”

“PRONTI AD ACCOGLIERE I RIFUGIATI AFGHANI”

La testimonianza della cooperativa sociale Dimora d’Abramo di Reggio Emilia, che negli anni scorsi ha accolto fino a 80 persone in fuga dall’Afghanistan e ora affronta nuove richieste.

giovedì 26 agosto 2021

Persone aggrappate ai carrelli degli aerei. Bambini consegnati dai propri genitori oltre il filo spinato ai soldati della coalizione occidentale per cercare di garantire loro un futuro.

 

Da diversi giorni le immagini che arrivano da Kabul e da tutto l’Afghanistan sono piene di paura e disperazione.

 

La conquista del Paese da parte dei talebani, a 20 anni dall’intervento degli Stati Uniti, ha spinto migliaia di persone a tentare la fuga verso la libertà, con la speranza di essere aiutate, in qualche modo, nel Vecchio Continente e non solo.

 

“Sono immagini particolarmente forti e ricche di grandissima emotività” commenta Luigi Codeluppi, presidente della Dimora d’Abramo, cooperativa sociale di Reggio Emilia che da oltre 30 anni si occupa di rispondere concretamente ai bisogni conseguenti all’esplosione del fenomeno migratorio.

 

“Queste persone vogliono lasciare in tutti i modi il proprio Paese, sono costrette a farlo. A volte compiono gesti che per noi possono sembrare poco lucidi, come quello di aggrapparsi ai carrelli degli aerei. Il regime dei talebani ha causato tanto dolore e distruzione in passato. Per questo motivo vogliono fuggire in tutti i modi possibili, anche a costo di sacrificare la vita”. Oltre l’urgenza di azioni di supporto e solidarietà a queste popolazioni, non possiamo sottrarci ad alcune riflessioni. “Nelle immagini che vediamo e che documentano in modo drammatico questa situazione – continua Codeluppi - è necessario vedere il volto e le storie di tante persone che, pur invisibili, continuano in questi anni ed oggi a scappare dal proprio Paese. Lasciano il loro Paese perché costretti, vorrebbero restare ma non c’è prospettiva, non c’è speranza. Questo accade spesso a fronte di guerre o violenze evidenti come queste, altre volte succede per le stesse od altre ragioni altrettanto importanti ma meno visibili e documentate. Inoltre, i percorsi migratori e di fuga non sono uguali per tutti, non tutti hanno le stesse opportunità, c’è chi ce la fa, molti altri che non riescono e spesso muoiono nel tentativo di migrare. Allo stesso tempo possiamo immaginare le dinamiche di sfruttamento che spesso si innescano in queste situazioni.

Tutto questo mi pare evidente renda inutile e superfluo il dibattito su chi deve essere accolto e salvato”.

 

Simona Nicolini, lavorando a stretto contatto con le èquipe nei servizi dell’accoglienza, ha conosciuto tante storie di rifugiati politici: “Le immagini di situazioni così gravi ricordano tante altre esperienze che nel corso degli anni ci hanno raccontato le persone anche di altri Paesi, non solo dell’Afghanistan.  L’utilizzo delle immagini è molto importante perché ci spinge a soffermarci su quello che sta accadendo e a comprendere meglio come cittadini. In questo caso – spiega Nicolini - fa davvero riflettere la situazione dei giovani afghani. Penso in particolare a quelli nati dopo il 2001. Vediamo i loro video tramite Instagram o altri social network: sono ragazzi come i nostri, che chiedono aiuto, e saranno costretti a vivere in un sistema di chiusura e di discriminazione, come già stiamo vedendo nei confronti delle donne e delle giovani ragazze. Da questi messaggi, emerge la grande forza della comunicazione globale, ma anche il valore della istruzione che in questi anni è stata offerta a ragazze e ragazzi in quei luoghi. Questo ci conferma nella direzione che abbiamo scelto nei nostri servizi: vale sempre la pena di investire in istruzione e formazione”.

 

Nonostante non ci sia nessun adulto in accoglienza, negli ultimi giorni dal team della Dimora d’Abramo sono partiti contatti con le persone afghane che in passato hanno richiesto asilo e sono transitate presso le strutture della cooperativa reggiana. Negli ultimi giorni stiamo registrando nuove richieste di accoglienza di nuclei familiari provenienti dall’Afghanistan.

 

“La preoccupazione in loro è tanta, soprattutto per chi ha lasciato in Afghanistan i genitori o i famigliari, in quanto le comunicazioni sono difficili e non sempre si riesce a capire cosa stia realmente accadendo. In passato abbiamo avuto molti richiedenti asilo afghani, soprattutto nel 2018 e nel 2019 per un totale di quasi 80 persone, ma al momento abbiamo solo un ragazzo adolescente in affidamento presso le nostre strutture. Gli educatori stanno cercando di trattare con lui l’argomento nel modo più delicato possibile, vista la sua giovane età, evitando così che possa incorrere in gravi traumi, vedendo quello che sta accadendo in Afghanistan” spiega Codeluppi.

 

La migrazione dall’Afghanistan non si è praticamente mai fermata negli ultimi anni.

Migliaia di richiedenti asilo sono infatti bloccati nei Balcani, in campi profughi le cui condizioni sono fatiscenti e prive dei servizi basilari per la dignità della persona.

 

“Un lungo iter burocratico costringe le persone a restare per mesi se non anni in campi profughi, come accade nei Balcani” spiega Nicolini.

 

Le aperture dei canali umanitari, regolamentati con accordi tra gli Stati e i soggetti coinvolti, possono permettere il superamento di questi ostacoli.

 

“Oltre ad una questione di tempi, il canale umanitario garantisce anche la possibilità di dar vita a progetti meditati e strutturati, che prevedono così una migliore integrazione da parte del richiedente asilo nella realtà in cui si trova” aggiunge Codeluppi.

 

In attesa di conoscere come si evolverà la situazione in Afghanistan, la Dimora d’Abramo è comunque pronta a dare il proprio contributo anche in questo caso, così come fatto con ottimi risultati negli anni passati.

 

“Durante tutta la nostra storia ci siamo adoperati per aiutare le persone in difficoltà, con anche i rispettivi nuclei famigliari. Per il raggiungimento dell’obiettivo, è stato rilevante anche il contributo delle Amministrazioni locali. Nel periodo dei numerosi arrivi di richiedenti asilo certamente vi sono stati momenti di difficoltà e preoccupazione all’interno delle Amministrazioni e delle comunità locali, ma la conoscenza delle situazioni e la collaborazione ha dato supporto e sostegno al sistema di accoglienza in cui eravamo e siamo impegnati. I percorsi di inserimento sono stati molti e la maggior parte di successo. Dobbiamo continuare in questo modo, con la speranza che la situazione mondiale, che vede ben 80 milioni di migranti, possa migliorare giorno dopo giorno”.

 

 

A cura dell'ufficio stampa e comunicazione di Confcooperative ER