C’è fermento nel Basso Ferrarese, dove si lavora alla costituzione di una nuova cooperativa di comunità capace di rispondere ai bisogni del territorio. In particolare a Massenzatica, piccola frazione del Comune di Mesola, proprio a ridosso del Po di Goro e nel pieno del Parco del Delta del Po dell’Emilia-Romagna.
Il progetto di cooperazione di comunità di Mesola – informa Confcooperative Ferrara in una nota - si inserisce all’interno della Strategia Aree Interne della Regione Emilia-Romagna per l’area Basso Ferrarese, con un intervento voluto e gestito dall’Amministrazione comunale di Mesola.
“È con piacere e favore che procediamo con questo progetto legato alle aree interne – afferma il Sindaco Gianni Michele Padovani - che darà una risposta appropriata anche alle piccole comunità come Massenzatica. Un ringraziamento particolare a Confcooperative per il supporto dato e la piena collaborazione. Insieme riusciremo a fare ponti per evitare che anche chi è più distante possa sentirsi parte di una comunità.”
L’obiettivo è di sostenere iniziative di prossimità nei borghi e nelle frazioni carenti di servizi per evitare il diffondersi di situazioni di fragilità dovute alle dinamiche demografiche degli abitanti (invecchiamento) e l'acuirsi di bisogni sia primari (ad esempio approvvigionamento alimentare o di medicinali) che di qualità del vivere (socializzazioni), come enfatizzato dall’emergenza COVID.
“Siamo circondati da immagini spesso non autentiche, il nostro compito, anche con questo tipo di progetto è produrre nuovamente immagini che rispecchiano i luoghi nella loro vera autenticità. Il Basso Ferrarese è semplicemente bello. Va assaporato per questa sua originalità…” dice Michele Mangolini, Presidente di Confcooperative Ferrara e anche della cooperativa Casa Mesola che ha la sua sede proprio nel mesolano.
L’intervento si realizza in particolare nella comunità di Massenzatica, e prevede il coinvolgimento della cittadinanza destinataria dei servizi, attraverso una elaborazione condivisa di progetti all’interno del "laboratorio di comunità": un percorso nel quale i cittadini insieme e con dialoghi mirati di ascolto, identificano i bisogni, elaborano idee e costruiscono un percorso di risposta, coerente con le risorse disponibili in termini umani, finanziari, organizzativi ed istituzionali. “Se vogliamo, questi laboratori sono già, di per sé stessi, cooperazione - continua Mangolini - ascoltarsi reciprocamente, confrontarsi, recuperare un luogo nel suo spazio, per le sue individualità e specificità ed esserne orgogliosi, questo è il senso di questo processo e progetto condiviso” conclude Mangolini.
Una cooperativa di comunità può creare nel tempo nuovi posti di lavoro, rafforza o reintroduce servizi alla comunità oggi non più sostenibili soprattutto nei piccoli comuni, valorizza i singoli cittadini – donne, uomini, giovani, anziani – ognuno di loro con una storia per la comunità, che lega gli uni agli altri. Questi processi di sviluppo locale si fondano sulla ricostruzione di reti fiduciarie, che insieme al modello di democrazia partecipativa, tipico della cooperazione, promuovono un modello di sviluppo locale fondato sul sentirsi coinvolti nella definizione del bene comune. In questi anni, decine di realtà sono nate sui territori, nei piccoli borghi, nelle aree interne e più recentemente anche nelle città e nelle cinture peri-urbane, promuovendo un modello di sviluppo locale alternativo a quello finora conosciuto, un modello che, unendo l’efficienza e l’intraprendenza imprenditoriale con la partecipazione e l’inclusione proprie del modello cooperativo, crea valore sul territorio, con il territorio, ridistribuendo quel valore nella comunità.
Nella foto da sinistra, il sindaco di Mesola Gianni Michele Padovani e il presidente di Confcooperative Ferrara Michele Mangolini.