La ripresa economica dopo il Covid in Emilia-Romagna "non sarà automatica". E a preoccupare è soprattutto il futuro delle "aziende più piccole". Per cui occorre "ritrovare la tradizione delle cooperative e della solidarietà", ma servirà anche un "vero aiuto istituzionale, che non sia solo speculativo". A dirlo è il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna (CEER), in un'intervista a Francesco Spada di TvBologna. "Come uscirà l'economia dopo il Covid? Forse ancora non lo sappiamo - afferma Zuppi - certamente la ripresa non sarà automatica, non basterà prendere le chiavi e rimettere in moto". In questo senso, ragiona il cardinale, "la preoccupazione è soprattutto per le aziende più piccole". Quindi, ne è convinto Zuppi, "bisognerà ritrovare la tradizione più profonda dell'Emilia-Romagna, che è quella legata al mondo delle cooperative e della solidarietà". Ma servirà anche "un vero aiuto istituzionale che non sia soltanto speculativo, ma che aiuti davvero l'impresa - spiega l'arcivescovo - cioè mettere in piedi e rischiare qualcosa per dare e trovare lavoro". Del resto, sottolinea Zuppi, "lo speculativo è molto individuale e nell'immediato, mentre l'impresa è collettiva e guarda al futuro. Oggi abbiamo bisogno di impresari e non di speculatori". Il rischio che si accompagna alla pandemia, infatti, è che "i poveri siano ancora più poveri - continua il cardinale - e che i penultimi siano retrocessi, che tanti si trovino in difficoltà e in vera povertà. A maggior ragione c'è la necessità di garantire protezione, ma la vera protezione è rimettere in moto il meccanismo per dare lavoro. Non possiamo permetterci che qualcuno resti indietro, avrebbe un costo per tutti", ammonisce Zuppi.
Guardando più all’ambito ecclesiale, il cardinale di Bologna sottolinea come le parrocchie siano un punto di riferimento importante per i giovani. "Ma certamente troppo poco. Penso che debbano esserlo molto di più". In generale, sostiene Zuppi, "la Chiesa deve far molto: non è in alternativa, ma arriva dove le Istituzioni non arrivano". La parrocchia, afferma quindi Zuppi, deve essere un punto di riferimento "per ascoltare e rispondere alle domande dei giovani e per costruire un luogo di relazione, di incontro, di speranza e di futuro, che aiuti i giovani a non appassionarsi a ciò che fa male". Secondo l'arcivescovo, infatti, chi "finisce per essere schiavo di tante dipendenze, è perché non ha un'altra passione che lo liberi davvero". Sulle parrocchie, dunque, "abbiamo tanto da fare - insiste Zuppi - ad esempio, in questi mesi i doposcuola sono rimasti aperti e sono stati importantissimi" per combattere l'esclusione e l'abbandono scolastico. Anche per questo, ricorda il cardinale, come Cei dell'Emilia-Romagna "abbiamo chiesto alle parrocchie di offrire i propri ambienti agli studenti delle superiori per ritrovarsi per studiare e seguire le lezioni a distanza, perché non è così scontato che in casa sia facile. È un aspetto concreto in cui le parrocchie possono aiutare i più giovani", conclude.
Agenzia Dire
Foto da chiesadibologna.it