Mettere i pescatori nelle condizioni di recuperare agevolmente la plastica trovata in mare, sostenendo questa attività a favore della collettività e dell’ecosistema marittimo. È la richiesta che arriva dalle cooperative di pescatori dell’Emilia-Romagna, quotidianamente impegnate a presidiare e tutelare il mare Adriatico. Un’attività che anche il Tg1 ha voluto raccontare, portando le sue telecamere fin nella Sacca di Goro dove la troupe Rai – accompagnata dal vicepresidente di Confcooperative FedAgriPesca Emilia Romagna, Vadis Paesanti – ha potuto seguire l’attività di recupero della plastica gettata in mare.
“Noi pescatori siamo le sentinelle del mare, che è l’ambiente in cui viviamo e da cui traiamo il sostentamento per le nostre famiglie; siamo quindi felici di poter contribuire alla pulizia recuperando plastica e altri materiali – spiega Vadis Paesanti -. Tuttavia, dobbiamo essere messi nelle condizioni di poterlo fare, dato che ad oggi la legislazione ci impone veti e procedure complesse, che rendono insostenibile svolgere questa meritoria attività”. Paesanti si riferisce innanzitutto alla qualifica di “rifiuti speciali” che la plastica e i materiali presenti in mare (dalla bottiglia al sacchetto, per intenderci) assume nel momento in cui un peschereccio la recupera. “L’attuale normativa, in particolare la legge Salvamare, equipara i rifiuti di plastica recuperati ai rifiuti speciali prodotti dalle navi – continua Paesanti – trasformando paradossalmente i pescatori che recuperano plastica gettata da altri, in produttori di rifiuti. Ne conseguono una serie di oneri amministrativi che ci vengono addossati, dalla classificazione fino alla tracciabilità del rifiuto e allo smaltimento. Siamo al paradosso: noi recuperiamo i rifiuti di altri ma per la legge siamo ritenuti coloro che li producono, e quindi dobbiamo sostenere tutti gli oneri per smaltirli. Per questo purtroppo qualcuno pensa che sia meglio lasciarli in mare, ma noi non vogliamo certo pensare così”. Da qui la richiesta di Confcooperative FedAgriPesca – tramite il coordinamento Alleanza Cooperative Pesca – di considerare la plastica recuperata in mare come rifiuto urbano presso il punto di arrivo. “Va poi chiarita la questione dello smaltimento – continua Paesanti – dato che la maggior parte dei porti non è dotata di impianti di raccolta disponibili”.
C’è poi il tema delle risorse da mettere in campo per incentivare questa attività. “Abbiamo proposto – conclude il vicepresidente regionale di Confcooperative FedAgriPesca – di istituire un Fondo Salvamare che, oltre a finanziare attività di pulizia, preveda anche incentivi e forme di integrazione salariale per quei pescatori che si impegnano in attività di recupero rifiuti dal mare”.