Pubblichiamo di seguito l’intervista rilasciata dal presidente di Confcooperative Emilia Romagna Francesco Milza a In Piazza e pubblicata nel numero di luglio-agosto del mensile di Confcooperative Ravenna-Rimini.
LA COOPERAZIONE HA GIOCATO UN RUOLO FONDAMENTALE NEL TRAGHETTARE IL PAESE FUORI DAL BARATRO
È arrivato alla fine del suo primo mandato pieno Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia-Romagna, che il 31 luglio aprirà i lavori del congresso dell’associazione regionale. Un mandato molto particolare, durante il quale si è assistito a una ripresa economica post-crisi del 2008 e a un nuovo arresto causato da un virus tanto sconosciuto quanto inatteso.
Presidente, cosa emerge da questi duri mesi del 2020, per come li hanno affrontati le cooperative di Confcooperative a livello regionale?
“Direi che è diventato ovvio, quello che noi già sapevamo, vale a dire che le nostre associate ricoprono ruoli importanti in quelli che in questi ultimi mesi abbiamo chiamato servizi primari o essenziali. Questa consapevolezza ha mostrato un volto della cooperazione normalmente un po’ nascosto da altri contesti economici. La situazione che ha portato all’emergere di questa verità è stata una delle più difficili del nostro tempo, e oggi possiamo dire che la cooperazione ha giocato un ruolo fondamentale nel traghettare la nostra regione e il Paese fuori dal baratro. L’Emilia-Romagna, tra le più colpite da questo dramma sanitario, ha comunque retto bene all’impatto. Il patto per il lavoro instaurato con la Regione ormai 5 anni fa ci ha permesso di dialogare e confrontarci con la cabina di regia istituzionale sulle reali problematiche delle nostre imprese, aiutandoci a ottenere provvedimenti ad hoc per le cooperative, sia di natura finanziaria che per progetti diversi”.
Quali sono i servizi che hanno visto la cooperazione maggiormente impegnata durante il lockdown?
“Ovviamente tutto ciò che riguarda il settore socio-assistenziale, l’intera filiera agroalimentare che ha assicurato rifornimento a tutti gli italiani, la distribuzione e i servizi di logistica (pulizie e sanificazioni in primis) e trasporto. Settori dove la cooperazione è predominante e dove ha dimostrato di saper reagire al meglio anche a imprevisti come il coronavirus”.
Cosa ci aspetta adesso?
“Questo è il momento in cui più di ogni altro si deve essere capaci di avere una certa prospettiva e visione del futuro, un futuro diverso da quello che immaginavamo 4 mesi fa. Il lockdown ci ha messo nella condizione di vivere le dinamiche del lavoro con una luce diversa. Tutto questo lascerà una traccia, anche positiva, che dobbiamo essere in grado di cogliere al meglio. Gli strumenti e le modalità che abbiamo utilizzato e stiamo tuttora utilizzando possono di mostrarsi utili ed efficaci anche nel dopo coronavirus. Nasceranno nuovi bisogni e ci serviranno la fantasia e la volontà che hanno caratterizzato in particolare le cooperative sociali in queste ultime settimane, per definire nuove risposte e modelli economici e di welfare”.
Le misure economiche previste dal Governo saranno sufficienti per aiutare le imprese a risollevarsi?
“Per quanto riguarda i contenuti presenti nelle misure direi che è stato fatto uno sforzo importante da parte del Governo. L’efficacia di queste norme, però, dobbiamo ancora verificarla: i tempi per la loro completa attuazione si sono allungati e oramai siamo andati oltre il tempo limite concesso a molte imprese e a molti lavoratori. Sembra, insomma, che il Governo fatichi a dare gambe alla volontà”.
Qual è la criticità maggiore?
“Le imprese fanno fatica ad accedere al credito e i lavoratori fanno fatica a vedersi riconoscere gli ammortizzatori previsti: c’è, insomma, un grosso problema di liquidità. Questa è l’emergenza che stiamo scontando. Gli strumenti messi in atto funzionano a singhiozzo, come anche la disponibilità delle banche. In questo momento non possiamo più affidarci alla buona volontà, abbiamo bisogno di interventi strutturati e precisi”.
Nonostante tutto, nelle province di Ravenna, Rimini e Forlì-Cesena si va avanti con il progetto di unione tra le due Confcooperative territoriali. Come vede questo progetto?
“Sono un sostenitore di questa iniziativa e mi sono impegnato fin dall’inizio affinché questo progetto vedesse la luce. Oggi siamo al lavoro per far sì che il tavolo operativo tra i due territori, già funzionante ed efficace, diventi qualcosa di più. L’obiettivo è quello di creare un’unica unione territoriale che però mantenga vive le relazioni sui singoli territori. Un’unione che darà maggiore forza al movimento cooperativo romagnolo”.