BUZZI: RIFORMA ACCREDITAMENTO, SERVONO RISPOSTE CONCRETE

BUZZI: RIFORMA ACCREDITAMENTO, SERVONO RISPOSTE CONCRETE

Il presidente di Confcooperative Federsolidarietà Emilia Romagna è intervenuto di recente sulla stampa locale con alcune interviste.

giovedì 27 marzo 2025

La riforma dell'accreditamento delle strutture residenziali e diurne in Emilia-Romagna è un tema di grande rilevanza per il settore socio-sanitario. Il recente confronto tra le centrali cooperative e la Regione, tenutosi con l’assessora al Welfare Isabella Conti, ha segnato un primo passo verso una revisione della normativa che tenga conto delle esigenze di enti gestori e cittadini.

Antonio Buzzi, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Emilia Romagna, ha affrontato il tema in due interviste recenti, rilasciate rispettivamente al mensile InPiazza e al Corriere Romagna. In entrambe le occasioni ha sottolineato la necessità di rivedere un sistema di accreditamento ormai datato. "La normativa attuale, in vigore dal 2009, non rispecchia più il bisogno di utenti e caregiver e si è dimostrata troppo rigida davanti a nuove esigenze e innovazioni," ha dichiarato Buzzi a InPiazza. "L’accreditamento scaduto a dicembre deve essere ripensato, ma anche la nuova disciplina proposta dalla Regione presenta delle criticità che speriamo vengano affrontate con urgenza."

Il 31 dicembre 2024 è scaduto il sistema di accreditamento introdotto con la Dgr 514/2009. La Giunta regionale aveva già emanato a luglio 2024 una nuova delibera con criteri aggiornati (Dgr 1638/2024), ma l’approvazione, il 16 dicembre scorso, di una norma nazionale che sospende la legislazione sugli accreditamenti fino al 2026 ha reso necessario un ulteriore stop.

Le cooperative sociali, che gestiscono oltre il 70% del sistema socio-sanitario accreditato in Emilia-Romagna, hanno segnalato diverse criticità nella normativa regionale sospesa. "Manca una programmazione strategica basata sull’analisi demografica ed epidemiologica," ha affermato Buzzi, "e c’è bisogno di soluzioni condivise per affrontare la mancanza strutturale di personale socio-sanitario ed educativo”. Un esempio concreto è l’aumento delle ore infermieristiche previsto dalla riforma, una misura ritenuta assolutamente necessaria dal presidente di Confcooperative Federsolidarietà Emilia Romagna, ma che a suo parere dimostra come non si tenga conto della reale situazione del sistema socio-sanitario. Proprio a riguardo della mancanza di personale, Buzzi ha segnalato sul Corriere Romagna come gran parte del problema sia legato al mancato aumento degli stipendi: “Oggi un operatore arriva al massimo a guadagnare circa 1300 – 1400 euro al mese. È una cifra inadeguata al costo della vita, che bisogna aumentare per rendere questa occupazione più appetibile”.

Un altro aspetto critico riguarda la digitalizzazione. Nonostante l’introduzione delle cartelle socio-sanitarie digitali nel 2015, "ancora manca un collegamento tra gestori e pubblica amministrazione, un gap tecnologico che va assolutamente colmato”. Inoltre, la rigidità del modello di accreditamento rischia di lasciare fuori una parte della popolazione che non riesce ad accedere ai servizi pubblici, obbligandola a soluzioni private spesso più costose.

L’apertura al confronto da parte della Regione Emilia-Romagna è un segnale positivo. "Siamo contenti di questo tempo concesso," ha dichiarato Buzzi, "che speriamo si trasformi in un’opportunità per far sì che il nuovo sistema di accreditamento tenga conto delle difficoltà degli enti gestori e dei bisogni della popolazione."

Nei prossimi mesi, il dialogo tra istituzioni e rappresentanti del settore sarà fondamentale per costruire un modello di accreditamento più equo ed efficace, capace di rispondere alle reali esigenze dei cittadini e degli enti gestori.