L'Economia Sociale rappresenta un pilastro fondamentale per la creazione di opportunità lavorative inclusive, contribuendo a sostenere donne, immigrati e persone svantaggiate in un mercato del lavoro spesso ostico. Un recente rapporto curato da Unioncamere (e ripreso da ItaliaOggi) nell’ambito del sistema informativo Excelsior, dal titolo "I fabbisogni professionali e formativi degli enti dell'Economia Sociale", evidenzia come gli enti dell’Economia Sociale, cooperative, associazioni, fondazioni e imprese sociali, siano capaci di coniugare sviluppo economico e coesione sociale. (Sia l’articolo di ItaliaOggi Sette che il report completo di Unioncamere sono reperibili tra i materiali a fondo pagina, ndr)
Secondo quanto riportato dal report, le imprese dell’Economia Sociale dimostrano una capacità superiore a quella delle imprese tradizionali nell’includere donne, immigrati e persone svantaggiate. Le donne rappresentano quasi il 21% delle assunzioni programmate in questo ambito, con un picco del 25% nelle cooperative sociali, rispetto al 18% delle altre imprese. Anche gli immigrati trovano maggiori opportunità: circa un quarto delle posizioni lavorative è riservato a loro, contro il 18,5% registrato altrove.
L’impegno verso i soggetti svantaggiati è uno degli aspetti più distintivi delle cooperative sociali (in particolare di quelle di tipo B specializzate proprio nell’inserimento lavorativo), che offrono un’alternativa concreta alle sfide che il mercato del lavoro tradizionale e i servizi pubblici spesso non riescono a risolvere.
Come emerge dall’analisi riportata, l’Italia conta oltre 44.000 cooperative attive nell’Economia Sociale, per un totale di oltre un milione di dipendenti. Di questi, circa 490.000 sono occupati nelle cooperative sociali, che rappresentano il 94% degli enti e il 98% dei lavoratori del comparto delle imprese sociali.
Le dimensioni medie degli enti del settore sono superiori a quelle delle imprese tradizionali: 22,7 dipendenti contro gli 8,6 delle altre imprese. In particolare, le cooperative sociali registrano in media quasi 30 dipendenti.
Nel 2023, il 75,9% degli enti dell’Economia Sociale ha previsto di effettuare nuove assunzioni, una percentuale nettamente superiore al 61,1% delle imprese tradizionali.
Le opportunità sono particolarmente concentrate nei settori dell’assistenza sociale residenziale e non residenziale, ma anche nei servizi di ristorazione, ospitalità e logistica.
Come evidenziato dal rapporto, gli enti dell’Economia Sociale attribuiscono grande importanza alle competenze trasversali. Flessibilità, capacità di lavorare in team e problem solving sono tra le soft skills più richieste, con percentuali superiori rispetto alle imprese tradizionali. Inoltre, circa due terzi delle posizioni aperte richiedono competenze digitali di base, un elemento cruciale per l’innovazione del settore.
Nonostante la rilevanza del settore, l’espressione “Economia Sociale” non è ancora formalmente riconosciuta nell’ordinamento giuridico italiano. Come sottolineato nell’articolo di ItaliaOggi, la normativa attuale si riferisce prevalentemente agli enti del Terzo Settore, regolati dai decreti legislativi n. 117/2017 e n. 112/2017. Tuttavia, l’Italia è uno dei pochi Paesi europei ad aver adottato una legge generale e organica su questi enti, consolidando il settore e promuovendone lo sviluppo.
Si tiene a precisare che la definizione di Economia Sociale, in Italia, sia ancora assente a livello giuridico ma non a livello teorico dove ci si rifà chiaramente alle linee guida dettate in tal senso dall’Unione Europea per tirare le fila di questo concetto complesso. Si rimanda per tanto alla lettura di un precedente articolo in cui avevamo affrontato il tema e alla definizione di Economia Sociale tratta dal Dizionario di Economia Civile e reperibile nell’utile glossario sul tema predisposto da AICCON e scaricabile qui.
È quindi evidenziato da questi ulteriori dati come le cooperative e gli altri enti attivi nel settore offrono non solo un sostegno concreto all’occupazione, ma contribuiscono a costruire una società più equa e inclusiva.
Il rafforzamento delle competenze, il sostegno normativo e la valorizzazione dei territori possono fare dell’Economia Sociale un elemento di sviluppo sostenibile, capace di rispondere alle sfide future e di promuovere una crescita condivisa.
Fonte foto: Cooperativa sociale La Formica - Rimini