“RICONOSCERE IL RUOLO DELLA COOPERAZIONE PER IL FUTURO”

“RICONOSCERE IL RUOLO DELLA COOPERAZIONE PER IL FUTURO”

L’intervista al presidente Francesco Milza pubblicata sullo Speciale Economia dell’Emilia-Romagna in abbinamento al Corriere della Sera.

lunedì 29 luglio 2024

Pubblichiamo di seguito l’intervista al presidente di Confcooperative Emilia Romagna Francesco Milza uscita nello Speciale Economia dell’Emilia-Romagna di venerdì 26 luglio 2024 in abbinamento al Corriere della Sera.

 

 

C’è la valorizzazione della cooperazione nell’ambito del Piano europeo per l’Economia Sociale in cima alle priorità di Francesco Milza, 60 anni e amministratore delegato della cooperativa di servizi logistici San Martino di Piacenza, riconfermato di recente con larghissimo consenso (97% dei votanti a scrutinio segreto) alla presidenza di Confcooperative Emilia Romagna. “Questi anni difficili hanno dimostrato come la cooperazione, nonostante tutte le difficoltà, abbia mantenuto integri i principi per i quali è nata e si è sviluppata” spiega infatti Milza.

 

Presidente Milza, perché questa insistenza sull’Economia Sociale?

“Perché l’Economia Sociale, che non si ferma al profitto e alla remunerazione del capitale ma valorizza lo sviluppo economico inclusivo, redistributivo e che sostiene le comunità, rappresenta la strada da seguire per una crescita sostenibile e che non lasci indietro nessuno. L’Economia Sociale non è solo un settore tra gli altri ma è uno dei rari ecosistemi industriali selezionati su cui l’Europa punta, nell’ottica di una nuova generazione di politiche capaci di costruire sviluppo sostenibile e accompagnare le transizioni, ambientali, digitali e sociali. Crediamo che questo sforzo europeo contenuto nel Piano d’azione del 2021 debba essere accompagnato da misure e scelte politiche quali, ad esempio, una fiscalità che premi quelle imprese che con la loro azione lavorano per la ricomposizione delle divisioni sociali”.

 

Quali sono i numeri dell’Economia Sociale in Emilia-Romagna?

“Secondo Unioncamere, l'insieme delle imprese e organizzazioni che formano l’arcipelago dell’Economia Sociale (cooperative, associazioni, Enti del Terzo settore, società benefit) rappresenta l'8,5% delle imprese, incide per quasi il 15% sul totale degli addetti e per il 7% sul valore aggiunto. La cooperazione rappresenta il 70% del valore aggiunto dell'Economia Sociale regionale. Nel 2022 le cooperative dell’Emilia-Romagna hanno realizzato un fatturato di 37 miliardi di euro, equivalente al 29 per cento del valore di tutte le cooperative italiane. Le 4.442 cooperative presenti in Emilia-Romagna (al 30 giugno 2023) contano oltre 237mila occupati, il 13,3% del totale degli occupati in regione”.

 

L’Emilia-Romagna può quindi essere considerata un modello di Economia Sociale?

“È sempre rischioso parlare di modelli, perché ogni territorio fa storia a sé per le sue particolari caratteristiche. Detto questo, l’Emilia-Romagna è la culla della cooperazione e sui temi dell’Economia Sociale rappresenta certamente una regione all’avanguardia. Non è un caso se proprio qui la Regione voglia costituire l’Hub sull’innovazione sociale, iniziativa che intendiamo sostenere e che prevede il coinvolgimento delle Università. Già qualche anno fa, peraltro, le Centrali cooperative avevano suggerito alla Regione di candidarsi a ospitare il Centro europeo per l’economia sociale. L’Emilia-Romagna, a nostro avviso, avrebbe tutte le caratteristiche per potersi proporre, non solo per il peso della cooperazione (13% dell’occupazione), ma anche per le modalità concertative tra gli attori economici e le Istituzioni. Ci impegneremo a promuovere questa visione, attraverso una strategia e obiettivi concreti”.

 

Quali richieste alle Istituzioni per promuovere lo sviluppo dell’Economia Sociale e in particolare della cooperazione?

“Sotto il profilo nazionale, la richiesta principale che portiamo avanti come Confcooperative è quella di un pieno riconoscimento del ruolo della cooperazione, come previsto dall’art. 45 della Costituzione al quale occorre dare un senso compiuto. Le cooperative sono imprese che generano valore condiviso per le comunità, non lo estraggono scappandosene via dai territori con il bottino. Non impoveriscono, bensì generano ricchezza che viene redistribuita ai più. Occorre valorizzare sempre di più questo modello di impresa unico in termini di mutualità e democrazia economica, oltre a difenderlo dagli attacchi a cui viene sottoposto. A livello europeo, come ribadito ai candidati dell’Emilia-Romagna che abbiamo incontrato prima della recente tornata elettorale, chiediamo che l’UE accompagni le imprese nelle transizioni, a partire da quella digitale fino a quella ecologica. Non serve imporre ai sistemi produttivi scadenze e obblighi impossibili da rispettare, che non determinano benefici per il Pianeta e portano al solo risultato di smantellare intere filiere italiane, come ad esempio quella del packaging, della plastica, dell’automotive o di alcuni comparti dell’agroalimentare. Le transizioni devono essere sostenibili, altrimenti non si completano”.

 

L’Intelligenza Artificiale cambierà anche il mondo cooperativo?

“L’Intelligenza Artificiale stravolgerà sempre di più il mondo delle imprese. Se guardo al settore logistico nel quale opero, le applicazioni al riguardo possono fornire un grande supporto ma occorre imparare a governare questi processi. Proprio per questo abbiamo aderito a Ifab, la fondazione del Tecnopolo di Bologna che funge da cerniera con le imprese dei territori”.