“Strategie per l’abitare. Le risposte a vecchie fragilità e nuove complessità”. Questo il titolo del convegno svoltosi in Regione Emilia-Romagna mercoledì 27 marzo 2024, al quale hanno partecipato rappresentanti dell’Istituzione regionale e degli Enti locali, parti sociali, esperti ed accademici del settore.
Nelle intenzioni dell’Assessora Barbara Lori la giornata ha rappresentato una sorta di riunione degli stati generali dell’abitare dell’Emilia-Romagna per ragionare sulle politiche abitative e per rilanciare la strategia regionale - in testa alla quale stanno certamente l’edilizia residenziale pubblica e sociale, articolate su svariate azioni e interventi - anche in concomitanza con l’elaborazione in corso di un piano casa nazionale da parte del Governo.
L’Assessora ha evidenziato come oggi ci troviamo di fronte al manifestarsi di tanti bisogni differenti legati al tema del diritto all’abitazione: quelli degli studenti fuori sede che affollano le nostre città universitarie aumentando come non mai la pressione abitativa; quelli dei lavoratori provenienti da fuori regione che non trovano alloggi (soprattutto appartenenti ai settori pubblici come la sanità, il sociale, la scuola e l’istruzione, ecc.) e che sono costretti a rinunciare al lavoro per la mancanza di alloggi o per affitti troppo onerosi.
Riflessioni che sono strettamente connesse con il tema dell’urbanistica e dell’evoluzione degli approcci e delle norme sulla pianificazione che, con l’avvento dei nuovi piani urbanistici generali, stanno mettendo alla prova la capacità e la volontà dei Comuni di avvalersi degli strumenti messi a loro disposizione dalla legge urbanistica n.24/2017 per la promozione dell’housing sociale e per dare risposta al grande incremento della domanda di alloggi sia di ERP che di ERS.
L’Assessora ha anche evidenziato la scelta del Governo di non finanziare più il fondo per l’affitto e per la morosità incolpevole, facendo presente come le uniche risorse disponibili in proposito siano quelle regionali. La questione è stata portata anche all’attenzione della Conferenza delle Regioni, la quale ha richiesto al Ministro Salvini di aprire un dialogo anche con le Regioni, finora non interpellate, per ascoltare le proposte di queste ultime sulla elaborazione del piano casa nazionale.
Un importante contributo è poi venuto dall’Assessore alle politiche abitative del Comune di Reggio Emilia e referente in materia dell’ANCI Emilia-Romagna Lanfranco De Franco, che ha evidenziato le seguenti criticità che affliggono gli Enti locali, facendo anche autocritica sulla mancata traduzione in pratica dei tanti auspici dichiarati e propagandati: 1) la generale e ormai cronica carenza, nei bilanci comunali, di risorse assegnate alle politiche abitative; 2) la destinazione delle risorse disponibili alla realizzazione di pochi grandi progetti di rigenerazione urbana, che però lasciano sguarniti gli interventi sugli alloggi e sul patrimonio edilizio diffuso; 3) lo stock eccessivo di alloggi di ERP ammalorati; 4) la cancellazione delle previsioni di ERS ed ERP contenute nei vecchi PSC, spesso non sostituite dalla realizzazione di nuovi alloggi in base ai nuovi PUG approvati; 5) la necessità di realizzare “veri” alloggi ERS per le famiglie che vivono uno stato di effettivo bisogno economico-sociale. A chiusura dell’intervento, è stata sottolineata la necessità, nell’ambito delle politiche abitative, di valorizzare e rafforzare il ruolo del Terzo settore nella co-programmazione, co-progettazione e co-gestione degli interventi.
Il Presidente di Confcooperative Habitat Emilia-Romagna, Marco Galante, ha portato le proposte della cooperazione di abitanti partendo dall’analisi degli ostacoli che frenano lo sviluppo dell’edilizia residenziale sociale, per la cui realizzazione le cooperative sono state, storicamente, tra le principali protagoniste; e, questo, a cominciare dall’eccezionale aumento dei costi di costruzione registrato negli ultimi tempi, che ormai sono divenuti quasi incomprimibili.
Infatti, i piani finanziari oggi ne sono fortemente condizionati e non consentono di proporre prezzi di vendita e canoni di locazione accessibili per le famiglie del ceto medio, se non attraverso il ricorso ad aree a valori prossimi allo zero o a contributi finanziari pubblici diretti, dei quali si registra una cronica carenza, a causa di una politica delle aree pubbliche che ormai manca da decenni. Come rimediare? Occorre una precisa scelta politica da parte delle Istituzioni, a partire dal livello nazionale, passando per le Regioni, sino scendere agli Enti locali, che, per l’appunto, unisca una maggiore disponibilità di risorse finanziarie alla disponibilità di aree pubbliche, ad esempio in diritto di superficie e/o a prezzi “politici”, ovvero di “contenitori” (edifici) pubblici, così da abbattere in modo significativo i costi di realizzazione degli interventi e, di conseguenza, anche i prezzi e i canoni di locazione/godimento degli alloggi.
In Emilia-Romagna esiste una presenza diffusa di cooperative di abitanti, nel cui ambito, oltre a quelle a proprietà indivisa, da sempre in prima linea nel supportare le politiche di affitto calmierato, persino quelle a proprietà divisa hanno contribuito alla realizzazione e messa a disposizione di un patrimonio di alloggi di ERS in godimento/locazione.
Il Presidente Galante ha altresì spronato il pubblico ad avere il coraggio di affrontare la drammatica carenza di alloggi di ERS anche attraverso la previsione di interventi in espansione, nel caso in cui non esistano ragionevoli alternative sostenibili economicamente e per tempistica all’interno dei territori urbanizzati e se tali interventi si innestano sull’armatura urbanistica e infrastrutturale già presente e sulla rete dei servizi esistenti, essendo l’ERS, per precisa disposizione normativa statale e regionale, un “servizio di interesse economico generale” e uno standard urbanistico e, pertanto, privo di qualsiasi carattere speculativo e scopo di speculazione privata. È per questo motivo che la cooperazione propone di non computare gli interventi di edilizia residenziale sociale nella quota massima di consumo di suolo del 3% del territorio urbanizzato, assunto come limite all’espansione fissato dalla legge urbanistica (che ha assunto il principio del consumo di suolo a saldo zero), al pari di quanto già consentito, tra l’altro, agli ampliamenti delle attività produttive esistenti e alle opere pubbliche e di interesse pubblico.
È stato altresì ricordato che, sebbene l’obiettivo prioritario delle politiche abitative e dell’ERS oggi sia giustamente rappresentato dall’incrementare l’offerta di alloggi in locazione/godimento, resta importante anche rispondere alla domanda di alloggi in proprietà a prezzi calmierati che continua ad essere rilevante e che purtroppo oggi è spesso trascurata dai programmi di intervento pubblico, rammentando, tra l’altro, che la Costituzione stabilisce, all’art.47, che la Repubblica: “[…] Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione […]”. Molti giovani soci delle cooperative di abitanti, infatti, chiedono ancora di poter sviluppare progetti di vita a medio-lungo termine, che trovano nell’aspirazione ad una stabilità della dimensione abitativa un fattore decisivo per condividere in cooperativa un progetto abitativo.
Senza dimenticare, inoltre, che ciò consentirebbe di alleggerire la pressione sul mercato della locazione, al quale oggi è costretta a rivolgersi proprio quella quota di domanda di proprietà che resta insoddisfatta, costituita principalmente da giovani e giovani coppie che aspirerebbero ad emanciparsi dai nuclei familiari di origine.
Nella foto, il presidente di Confcooperative Habitat Emilia Romagna Marco Galante in occasione del convegno in Regione.