Pubblichiamo di seguito l’intervista al presidente di Confcooperative Federsolidarietà Emilia Romagna Antonio Buzzi pubblicata nel numero di marzo del mensile di Confcooperative Romagna In Piazza
Il 2024 si prospetta per la cooperazione sociale come un anno di cambiamenti, di riequilibri e di svolte.
Nel mese di gennaio è stato firmato il nuovo contratto nazionale per i lavoratori e le lavoratrici delle cooperative sociali e il 31 dicembre scadrà in Emilia-Romagna l’accreditamento dei servizi socio-sanitari, che il privato sociale gestisce per conto dell’ente pubblico. “È un anno importante, di grande fermento, in cui contiamo che venga riconosciuto appieno l’importante ruolo che la cooperazione sociale svolge per il welfare del Paese”, sottolinea Antonio Buzzi, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Emilia Romagna.
Il nuovo contratto nazionale della cooperazione sociale comporterà un aumento degli stipendi di lavoratori e lavoratrici, ma porterà maggiori costi per le cooperative. Come avete affrontato questa questione?
“Questo contratto è stato per noi un momento di grande riflessione. Abbiamo affrontato il rinnovo con la preoccupazione che gli aumenti fossero sostenibili per le imprese, com’è ovvio che sia, ma scegliendo con coraggio di essere vicini ai nostri lavoratori e alle nostre lavoratrici, valorizzando il grande contributo che danno ogni giorno per tenere in piedi il nostro welfare”.
Tra le novità previste dal contratto c’è l’istituzione di osservatori regionali e nazionali. Che compito hanno questi osservatori?
“Gli osservatori sono formati da rappresentanti dei sindacati e delle associazioni di categoria della cooperazione. La previsione di questi strumenti era già presente. Con il rinnovo li abbiamo resi più capillari sui territori e con il compito di vigilare affinché i committenti pubblici dei servizi alla persona tengano conto, nei bandi, del nuovo costo del lavoro, in modo che gli aumenti salariali dei lavoratori vengano immediatamente riconosciuti all’interno del sistema tariffario dei servizi”.
Come sono i rapporti con gli enti pubblici?
“Durante tutte le trattative e anche adesso il dialogo con gli enti pubblici è intenso e proficuo. Siamo consapevoli che per le amministrazioni pubbliche non sarà semplice trovare nuove risorse economiche per far fronte agli aumenti, ma ad oggi tutti gli interlocutori hanno dimostrato volontà nell’adeguarsi a queste nuove tariffe, consapevoli che da questo dipende il futuro del nostro welfare. Con la Regione Emilia-Romagna abbiamo già iniziato una serie di incontri, con l’intento di arrivare a un progressivo riconoscimento dei nuovi costi dei servizi e permettere a tutte le cooperative di garantire il riconoscimento del nuovo contratto”.
A dicembre scadrà l’accreditamento socio sanitario della Regione Emilia-Romagna, cioè il sistema con cui la Regione definisce i servizi per la non autosufficienza e chi dovrà gestirli. Cosa succederà?
“Su questo tema è aperto un tavolo di confronto con la Regione, che vede le cooperative sociali tra i protagonisti, gestendo oltre il 70% dei servizi accreditati. L’accreditamento è in vigore da 16 anni e ha avuto molti aspetti positivi. Ora è arrivato il momento di lavorare sulle criticità riscontrate, in particolare per adeguare i servizi di welfare ai nuovi bisogni della popolazione e per rendere il sistema sostenibile per tutti: per i cittadini che ne fruiscono, per il sistema pubblico che ne sostiene il costo maggiore, per i lavoratori che debbono essere messi nelle condizioni di poter far bene il loro mestiere e per chi eroga i servizi che deve poter contare su tariffe adeguate ai costi di produzione”.
Qual è il bisogno su cui è necessario lavorare maggiormente?
“Nei prossimi anni è previsto un incremento significativo della popolazione anziana. Basta solo questo dato per capire che i servizi vanno ripensati per tenere fede al principio universalistico delle prestazioni socio-sanitarie, un principio che è sempre stato il fiore all’occhiello del welfare emiliano-romagnolo”.
Per quanto riguarda le criticità, quali sono le più evidenti?
“In questi anni ci siamo scontrati spesso con la rigidità che l’accreditamento imponeva ai servizi. Visto il mutare dei bisogni dobbiamo fare in modo che questi servizi possano essere più flessibili, cioè più in grado di adattarsi progressivamente alle mutevoli esigenze degli utenti e dei loro caregiver. Siamo consapevoli che la flessibilità richiederà alle cooperative sociali una maggiore complessità nell’organizzare il proprio lavoro, ma saremo pronti e all’altezza anche per questa sfida”.
Ilaria Florio