“Occorre creare le condizioni per una piena attuazione dell’economia sociale, entrata a pieno titolo negli obiettivi della programmazione europea, favorendone un adeguato riconoscimento come modello alternativo e complementare a quello delle imprese di capitali finalizzate alla massimizzazione del profitto”. È questa la richiesta rilanciata dal presidente di Confcooperative Emilia Romagna Francesco Milza che questa mattina al Palazzo della Cooperazione di Bologna ha presentato una serie di proposte finalizzate a promuovere una crescita più inclusiva e sostenibile.
Milza è intervenuto nell’ambito dell’evento “Economia sociale e cooperazione. Quali sfide per le grandi transizioni” promosso da Confcooperative Emilia Romagna in collaborazione con Aiccon e Social Seed e con il contributo di Fondosviluppo. All’iniziativa sono intervenuti anche l’assessore ad Attività produttive, Formazione e Lavoro della Regione Emilia-Romagna Vincenzo Colla e il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini.
“Coniugando l’attività economica di impresa con i principi di mutualità, democrazia e attenzione al proprio territorio, la cooperazione è il principale attore dell’economia sociale nei vari settori in cui interviene e pertanto necessita di nuove condizioni politiche e normative in quanto elemento fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di programmazione europea” ha dichiarato il presidente di Confcooperative Emilia Romagna Francesco Milza.
Quattro gli ambiti di azione in cui l’Organizzazione chiede di intervenire alle Istituzioni regionali, nazionali ed europee. “Bisogna innanzitutto favorire maggiormente l’accesso delle cooperative alla finanza pubblica e privata, formando in questa direzione gli intermediari finanziari ed eliminando le barriere ancora esistenti, oltre a promuovere una mappatura delle strutture finanziarie dedicate all’economia sociale” ha sottolineato Milza. Il secondo punto evidenziato dal presidente di Confcooperative Emilia Romagna riguarda gli appalti pubblici: “Basta con la logica del prezzo più basso e del massimo ribasso, più clausole a favore delle imprese dell’economia sociale con particolare attenzione alle cooperative sociali che inseriscono disabili e persone svantaggiate al lavoro”. Sul fronte della disciplina che regolamenta gli aiuti di Stato, Milza ha chiesto di “utilizzare appieno la portata delle deroghe in vigore favorendo un collegamento tra le norme de minimis e l’inquadramento nei Servizi di Interesse Economico Generale (SIEG), promuovendo il riconoscimento di quelle imprese di economia sociale in grado di svolgere funzioni di interesse generale e consentendogli di sfruttare massimali ad hoc”. Infine per quanto riguarda la tassazione, Milza ha auspicato “la previsione di incentivi per l’economia sociale come l’esenzione per i profitti di impresa non redistribuiti, un sistema di deduzione per facilitare la nascita di cooperative di workers buyout che subentrano a imprese profit senza futuro, una revisione degli oneri fiscali e un impegno per garantire che gli statuti di imprese di economia sociale non siano utilizzati per l’elusione fiscale”.
“L’economia sociale fa parte dell’identità di questa regione, che non è fatta solo di PIL perché mette al centro un diverso modello di sviluppo fondato su redistribuzione e inclusione – ha sottolineato l’assessore regionale ad Attività produttive, Lavoro e formazione Vincenzo Colla -. Un modello che vede la cooperazione come attore protagonista. Da parte nostra, stiamo portando avanti la discussione sull’economia sociale con tutte le rappresentanze e i territori, coinvolgendo Enti locali e Amministrazioni comunali, e vogliamo coinvolgere l’Unione Europea nel progetto avviato, per determinare provvedimenti finanziari a supporto. Di recente abbiamo fatto il primo bando sull’innovazione sociale e approvato una legge sul Terzo Settore. Dalle buone pratiche è arrivato il momento di passare ad una programmazione strutturata e condivisa per promuovere l’economia sociale”.
Ammontano a oltre 2 miliardi di euro i fondi FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) e FSE+ (Fondo Sociale Europeo Plus) previsti per la Regione Emilia-Romagna dalla programmazione europea 2021-27, risorse che – come emerso nel corso del dibattito - rappresentano una straordinaria occasione per raggiungere gli obiettivi fissati dalla UE a favore di un’economia più inclusiva e al servizio delle persone. Ed è proprio nell’ottica di utilizzare al meglio queste risorse che si inseriscono le richieste avanzate da Confcooperative Emilia Romagna per dare pieno riconoscimento all’economia sociale come modello di sviluppo che non lascia indietro nessuno.
Nel corso dell’evento di questa mattina, è intervenuto in videocollegamento Karel Vanderpoorten della DG Commissione UE for Internal Market, Industry, Entrepreneurship & SMEs che ha descritto le azioni dell’UE sull’economia sociale sottolineando l’importanza di favorire collaborazioni e partnership nei territori che coinvolgano anche le imprese profit. Spazio poi a Daniela Freddi, responsabile Piano per l’Economia Sociale Città Metropolitana di Bologna, che ha illustrato il lavoro svolto sotto le Due Torri nell’ultimo anno suggerendo come sia necessario passare dalle buone pratiche alla costruzione di infrastrutture per una vera policy per l’economia sociale.
L’evento si è poi concluso con gli interventi di Andrea Baldazzini (responsabile area welfare e terzo settore di Aiccon – Università di Bologna) e Francesca Battistoni (presidente Social Seed) che hanno illustrato il percorso sull’innovazione sociale promosso con le Unioni territoriali di Confcooperative.
Nelle foto, alcuni momenti del convegno tenutosi al Palazzo della Cooperazione.