Un lavoro costante di ascolto e affiancamento, svolto nei confronti delle cooperative operanti nei settori più colpiti dall’emergenza Covid-19: cultura, turismo, spettacolo, intrattenimento, comunicazione e sport. Quindi la raccolta delle loro istanze, portate ai tavoli istituzionali sia nazionali che regionali “ai quali non siamo mai mancati”.
Chiara Laghi, presidente di Confcooperative Cultura Turismo Sport Emilia Romagna (e presidente della cooperativa Cultura Popolare di Faenza) fa il punto sull’attività svolta dalla Federazione regionale nei mesi del lockdown e nelle prime settimane della fase 2.
Partiamo dal lavoro di questi mesi. Come è cambiato e quali priorità avete affrontato?
“L’emergenza sanitaria ha colpito nel pieno la mission delle nostre cooperative, che lavorano per aggregare persone o addirittura per ‘importarle’ come nel caso del turismo. La chiusura, necessaria, di tutte le attività ha azzerato o comunque fortemente ridimensionato i fatturati. Come Federazione abbiamo sin dalle prime settimane istituito un incontro settimanale (rigorosamente online) con le nostre cooperative interessate a restare aggiornate su quanto stava accadendo. È stata l’occasione per informare tutti sulle novità normative e per raccogliere le richieste da portare nei tavoli regionali ai quali abbiamo sempre partecipato: da quelli per il turismo balneare a quelli per gli spettacoli, fino al tema dei centri estivi che riguarda anche diverse cooperative culturali attive in questo settore. Ci premeva che venissero sbloccati i codici Ateco di queste imprese affinché anche a loro, come a tutte le altre, venisse concesso di riaprire i centri estivi dall’8 giugno, come stabilito dalla Regione”.
Com’è stato il rapporto con le Istituzioni?
“Positivo, perché sia a livello regionale che nazionale, abbiamo sempre trovato grande ascolto verso i nostri temi e disponibilità ad accogliere le richieste. Ad esempio, nel settore dello spettacolo siamo riusciti ad allargare il bonus dei 600 euro anche ai lavoratori intermittenti, con i contratti a chiamata, ai quali saranno estesi i successivi bonus”.
La crisi scatenata dal Covid-19 ha costretto a rivedere le strategie delle imprese. Come avete affrontato questi cambiamenti e come continuate a farlo?
“Puntando innanzitutto sulla formazione, a partire dal progetto sperimentale Campus Futuro lanciato dalla Federazione nazionale, al quale abbiamo dato anche il nostro contributo e che ha visto la partecipazione di diverse cooperative emiliano-romagnole. Abbiamo fatto webinar su business management, transizione digitale, motivazionali, sulle nuove frontiere della comunicazione. Da questo progetto è nato un affiancamento alla transizione digitale per la progettazione di nuovi servizi che sta coinvolgendo qualche cooperativa dell’Emilia-Romagna. L’obiettivo di queste iniziative è stato proprio quello di fornire strumenti concreti per ripensare le attività. Sempre in tema di formazione, insieme a Federsolidarietà abbiamo promosso iniziative per le cooperative scolastiche soprattutto per fornire strumenti sul fundraising, attività che diventa sempre più fondamentale per queste imprese. Abbiamo promosso anche webinar sull’exit strategy di Confcooperative nazionale e sui temi della sanificazione degli ambienti dello spettacolo e non solo”.
Lo spettacolo si è dovuto fermare del tutto…
“Sì, anche se gli artisti di ogni ordine e grado continuano a dimostrare una grande resilienza e capacità di mettersi in gioco. Dal canto nostro, di concerto con l’area sindacale di Confcooperative Emilia Romagna, abbiamo lavorato molto per trovare risposte ai problemi delle cooperative operanti nello spettacolo, imprese molto eterogenee e con esigenze diversificate. Se non fossimo riusciti a ottenere la cassa integrazione in deroga per queste e altre cooperative della Federazione, molte di loro non ce l’avrebbero fatta. Ma il lavoro non è finito, ci sono risposte che ancora devono essere date e siamo al lavoro per non lasciare indietro nessuno”.
Il turismo sta provando a ripartire, sia nella Riviera romagnola che nell’entroterra e nelle città d’arte. Che posizione ha tenuto Confcooperative Cultura Turismo Sport ER?
“Abbiamo condiviso la strategia della Regione, che ha cercato di anticipare le aperture ove questo fosse possibile. Riaprire certi servizi con le regole di oggi è tutt’altro che semplice, non tutti riusciranno a farlo subito, la strada da seguire continua ad essere quella di coniugare la necessaria ripresa del lavoro con la tutela della salute di tutti. Usando tanto buon senso, come ha fatto la Regione sul tema del turismo balneare, quando è riuscita a fare passare linee guida più consone alle esigenze degli operatori pur nel rispetto delle norme anti-Covid”.
In conclusione, quali sono le priorità delle prossime settimane?
“Continueremo a cercare risposte alle esigenze manifestate da quelle cooperative che hanno ancora molti problemi da risolvere. In linea generale, la battaglia politica continua ad essere quella di valorizzare il ruolo della cooperazione nella gestione dei servizi culturali, dai musei alle biblioteche fino ai teatri. Anche qui, come nel settore sociale, vediamo il rischio di un ritorno a certe logiche un po’ anacronistiche di ri-pubblicizzazione di tutti i servizi, oppure di coinvolgimento del solo volontariato estromettendo l’impresa culturale. Su questi aspetti non smettiamo di vigilare. Così come portiamo avanti la richiesta di una maggiore apertura dei bandi pubblici, a partire da quelli della Regione, anche alle cooperative culturali, spesso tagliate fuori perché considerate attività meramente profit. Ma abbiamo realtà che svolgono interventi assimilabili a quelli del privato sociale, soprattutto in alcuni contesti territoriali, e chiediamo che questo fatto venga riconosciuto dalle Istituzioni”.