La cooperativa è un modello vincente, capace di dare prospettive occupazionali e crescita professionale ai giovani, un’impresa etica che coniuga il perseguimento dei princìpi mutualistici con la valorizzazione delle competenze, mettendo al centro la persona. Una forma imprenditoriale che deve però farsi conoscere sempre di più per fornire nuove risposte ai bisogni delle comunità.
È quanto emerso ieri pomeriggio all’incontro “Sì, ne vale la pena! Giovani cooperatori a confronto su futuro e lavoro”, l’iniziativa (che ha registrato un’importante partecipazione di ragazzi) promossa dai Giovani Imprenditori di Confcooperative Emilia Romagna a La Polveriera di Reggio Emilia nell’ambito del festival “Polveriera Cinque”.
“Ci siamo risposti che sì, vale la pena impegnarsi ogni giorno nelle nostre cooperative perché qui possiamo dare concretezza a quei valori di mutualità, solidarietà e sostenibilità che sentiamo nostri” ha detto in apertura Mirca Renzetti, presidente del Gruppo Giovani regionale di Confcooperative che rappresenta oltre 900 amministratori under 40 di cooperative (un terzo donne) e può contare su 118 cooperative a governance giovanile.
“Il ruolo dei giovani cooperatori - ha aggiunto nel suo saluto il presidente di Confcooperative Emilia Romagna Francesco Milza - è fondamentale nella nostra organizzazione, perché è grazie a loro se possiamo diffondere in maniera più efficace la cultura cooperativa e fare conoscere sempre di più questo modello di impresa mutualistica e solidale”. A ricordare la sua lunga esperienza da giovane cooperatore - iniziata ad appena 20 anni - è stato inoltre Valerio Maramotti, presidente del Consorzio Oscar Romero, che ha fatto gli onori di casa spiegando ai presenti l’importanza di trovarsi in un luogo rigenerato e restituito alla città come La Polveriera.
Nel dialogo con la giornalista Diana Cavalcoli del Corriere della Sera, è toccato poi a due esperti di cooperazione come Leonardo Becchetti (Università Tor Vergata di Roma) e Paolo Venturi (direttore Aiccon) indicare le principali sfide che i giovani cooperatori sono chiamati oggi ad affrontare.
“Le cooperative si contraddistinguono dal resto delle imprese innanzitutto per la loro generatività - ha detto Becchetti -, generano un valore economico e sociale che viene redistribuito, rimane nei territori e resta nel tempo; non fanno parte di quell’economia che depreda le comunità per portare via la ricchezza. Per questo vale davvero la pena per i giovani impegnarsi nella cooperazione partendo dalle sfide odierne, come quella dell’economia green e delle energie rinnovabili nella declinazione delle comunità energetiche, ma anche delle piattaforme digitali che devono trovare governance democratiche, così come nelle aree interne che con le cooperative di comunità possono contrastare lo spopolamento. Sono queste le principali sfide - ha sottolineato Becchetti - che devono vedere protagonisti i giovani cooperatori, i quali non possono pensare di vivere su rendite ormai non più attuali”.
Secondo Venturi, “la nuova generazione di cooperatori ha il compito di rompere gli schemi dei settori per affermarsi come portatori sani di mutualismo in ogni ambito produttivo e dei servizi”. “Non basta rispondere che sì, ne vale la pena e poi continuare a fare come sempre si è fatto - ha scandito il direttore di Aiccon -, occorre subito dopo alzarsi dal divano e mettersi all’opera per collocare il mutualismo dentro le grandi sfide odierne, dalla digitalizzazione all’abitare fino al consumo consapevole”. “Tutti attribuiscono al lavoro in cooperativa un valore aggiunto - ha chiosato Venturi - ma da una recente indagine svolta da Aiccon su un campione di cooperatori sociali under 35 abbiamo scoperto che nemmeno questo basta: c’è certamente un tema legato alle retribuzioni che richiede di essere affrontato, ma soprattutto c’è una tema di prospettive, di futuro, di relazioni e qualità del lavoro che i giovani chiedono sempre di più, anche dentro le cooperative”.
Infine, i giovani volontari del Servizio Civile nelle sedi di Confcooperative in Emilia-Romagna hanno presentato il format “Le faremo sapere” avviato da alcuni mesi con incontri nei territori e dialoghi social per raccogliere le istanze della generazione che si affaccia al mondo del lavoro.
“Siamo convinti che la cooperativa rappresenti oggi ancora più di ieri un ascensore sociale per i giovani - ha concluso il direttore di Confcooperative Emilia Romagna Pierlorenzo Rossi -, uno strumento che crea coesione e può aiutare a sovvertire gli schemi economici rendendo i ragazzi protagonisti, dandogli cioè la possibilità di concretizzare in prima persona quella grande sensibilità sui valori di solidarietà, rispetto dell’ambiente e inclusione sociale che dimostrano sempre più di avere”.
Nelle foto, alcuni momenti dell’evento tenutosi a La Polveriera di Reggio Emilia.