“La ricerca dell’Istituto Cattaneo conferma l’attrattività della nostra regione, requisito importante per contrastare l’inverno demografico che riguarda l’intero Paese. Tuttavia emergono anche elementi critici come la dualizzazione e la precarizzazione del mercato del lavoro regionale, fenomeni che colpiscono innanzitutto i giovani, le donne e anche gli over 50 usciti dal mercato del lavoro; a queste categorie spettano in generale retribuzioni più basse e contratti a termine”.
Così Francesco Milza (nella foto in gallery), presidente di Alleanza Cooperative dell’Emilia-Romagna e di Confcooperative Emilia Romagna, intervenuto questa mattina in Sala Borsa a Bologna al convegno “Demografia e impatto sul lavoro e l’economia in Emilia-Romagna” organizzato dalla Regione.
“Tale situazione – ha aggiunto Milza - genera conseguenze negative sia in termini occupazionali che, di riflesso, anche demografici perché ad essere interessate sono perlopiù le giovani coppie. Occorre trovare una risposta strutturata affrontando questi temi all’interno dei contratti nazionali di lavoro e con una revisione dello strumento dell’Anaspi, che va aggiornata affinché possa rispondere adeguatamente alle condizioni attuali del mercato del lavoro”.
“Le Istituzioni di ogni livello – ha concluso Milza - devono lavorare per un welfare maggiormente orientato alle giovani coppie che vanno messe nelle migliori condizioni per fare figli, il che comporta una spesa media stimata di recente da Bankitalia in circa 600 euro al mese per 18 anni. Non sono sufficienti bonus o interventi a spot, misure peraltro smontate puntualmente ad ogni cambio di Governo, occorre invece una vera politica per la famiglia e la natalità che intervenga in tutti gli ambiti, compreso il contrasto al ‘lavoro povero’ che penalizza troppe persone e non consente di progettare il proprio futuro in maniera serena”.
La ricerca dell’Istituto Cattaneo ha inoltre messo in luce come l’Emilia-Romagna sia una delle realtà a livello nazionale maggiormente in grado di richiamare giovani studenti e di valorizzarne le competenze nel mercato del lavoro. Parliamo di una regione attraente grazie anche alla mobilità di studenti, calamitati dagli atenei lungo tutto la via Emilia, e al capitale umano che trova un terreno fertile nell’articolato sistema di imprese (e della ricerca) nel quale investire le proprie capacità e aspettative. E, ancora, una regione che indiscutibilmente si conferma, a livello nazionale ed europeo, area a elevata intensità lavorativa: occupazione da record con gli occupati in percentuale sulla popolazione in età attiva che variano dal 63,95% del 2000 al 67,71% del 2020, valori che sono significativamente più elevati non solo rispetto al dato nazionale (52,8% e 57,47%) ma anche a quelli registrati nel resto delle regioni del Nord Italia (59,89% e 65,62%).
Nell’ambito dell’incontro sono intervenuti anche il professor Asher Colombo, presidente Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo, Paolo Barbieri (docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università di Trento), Roberto Impicciatore (docente di Demografia dell’Università di Bologna) e l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Lavoro e relazioni internazionali, Vincenzo Colla.
Nel corso del suo intervento, Colla ha evidenziato “la necessità di progettare una nuova economia sociale per l’Emilia-Romagna per la ricucitura delle nostre comunità e di una maggior qualificazione nel settore dei servizi, con misure regionali che tocchino anche il terziario, oggi anello debole del mercato del lavoro in quanto più precario, frammentato e sottopagato”.
Dal convegno, inoltre, è arrivata la conferma che nelle prossime settimane la Giunta varerà un progetto di legge regionale su ‘Attrazione, permanenza e valorizzazione dei talenti ad elevata specializzazione in Emilia-Romagna’.
Tante luci sulle opportunità per le nuove generazioni in Emilia-Romagna, ma ci sono anche alcune ombre. Come, ad esempio, il fenomeno dei ragazzi che non studiano e non lavorano (Neet, Not in education employment or training), sotto-occupazione e l’aumentata dualizzazione del mercato del lavoro che in Emilia-Romagna come nel resto del paese, colpisce in primo luogo i giovani e le giovani donne, i più a rischio di precariato e di basso salario (la concentrazione di lavoratori a basso salario è estremamente elevata nella fascia di età 15-24 dove è stabilmente attorno al 40% dei giovani lavoratori).
ATTRATTIVITÀ FA RIMA ANCHE CON UNIVERSITÀ
Uno dei più importanti motori di attrattività è costituito dal sistema universitario. Infatti, dopo un periodo di crescita demografica sostenuta, la popolazione dell’Emilia-Romagna si è sostanzialmente stabilizzata, a differenza di altre regioni che sono già in calo.
Questa dinamica è principalmente legata ai flussi da fuori regione. Senza immigrazione la popolazione dell’Emilia-Romagna sarebbe in calo da oltre trent’anni a causa della bassa fecondità e della struttura per età invecchiata. La dinamicità demografica è sostenuta sia dai flussi dall’estero (soprattutto nel primo decennio del secolo) sia dalla persistente attrattività verso le altre regioni d’Italia: gli arrivi da altre regioni contano 37 mila iscrizioni annue in media negli ultimi dieci anni, per l’80% italiani (a fronte di circa 26 mila cancellazioni).
Il saldo tra immatricolati provenienti da altre regioni e residenti immatricolati fuori regione evidenzia che l’Emilia-Romagna si configura come una delle regioni migliori a livello nazionale in grado di attrarre e valorizzare le competenze dei giovani studenti: al secondo posto a livello nazionale dietro solo la Lombardia ma prima per saldo rispetto al numero di abitanti.