Bene la riapertura dei centri diurni per persone con disabilità stabilita dalla Regione, ma occorre fare presto per riaprire tutti gli altri servizi, da quelli educativi a quelli per gli anziani. È questa la posizione di Confcooperative Federsolidarietà Emilia Romagna espressa dal presidente Luca Dal Pozzo a seguito della presentazione in Commissione assembleare (da parte della vicepresidente della Regione Elly Schlein) delle linee guida per la riapertura dei centri diurni per disabili nel rispetto delle norme anti-Covid.
“Abbiamo compiuto un altro importante passo per ristabilire i servizi e, quindi, i diritti delle persone più fragili – dichiara Dal Pozzo -. Lo abbiamo fatto sotto il coordinamento della Regione e con il contributo di tutti gli attori in causa. Una decisione che ha visto il necessario protagonismo della cooperazione sociale, in qualità certamente di gestore della gran parte di questi servizi, ma anche di soggetto sociale, in contatto con le comunità e con le persone e le loro necessità”.
Il presidente di Confcooperative Federsolidarietà ER sottolinea però come “ora ci attende tanto lavoro per completare questo percorso anche a favore delle altre categorie di cittadini fragili e vulnerabili che, ancora, non hanno visto riavviarsi i servizi di cui hanno bisogno, anche se per motivi validi”. Eppure, ragiona Dal Pozzo, “pur tenendo conto di ogni buona ragione, qui il tempo è veramente decisivo. Occorre fare il più in fretta possibile per riaprire, con tutte le misure e le precauzioni necessarie, tutti i servizi, educativi, scolastici, di custodia, riabilitativi e per gli anziani. Non dimentichiamo la situazione di sofferenza e difficoltà di queste famiglie che si sono viste private di servizi fondamentali. Occorre fare bene, certo, ma occorre anche fare presto, perché queste persone non possono più aspettare”.
CENTRI DIURNI PER DISABILI: LE LINEE GUIDA DELLA REGIONE
Le Linee guida - approvate dalla Giunta nell’ambito del Piano regionale per la riorganizzazione dei servizi sociosanitari e presentate martedì 19 maggio - sono state definite per consentire il riavvio delle attività dei Centri diurni mettendo al primo posto la sicurezza di utenti, famiglie e operatori nella fase due dell'emergenza causata dal Coronavirus. Sono state redatte attraverso il confronto con Enti locali ed Anci, Enti gestori, Organizzazioni sindacali e federazioni regionali delle associazioni di persone con disabilità e loro famiglie.
Sono previsti turni di frequenza differenziati e utenti organizzati in piccoli gruppi stabili di massimo cinque persone; riorganizzazione degli spazi interni, rispetto delle norme igieniche e di sanificazione, utilizzo delle mascherine e test sierologici. E ancora, predisposizione di un progetto personalizzato formulato con l’utente e la famiglia che, oltre alla frequenza del Centro, possa prevedere ulteriori interventi, a distanza o domiciliari; poi trasporti da garantire in sicurezza. Con queste nuove regole dettate dalla Regione, in Emilia-Romagna hanno potuto riaprire le porte già da questa settimana, i centri diurni per persone con disabilità.
Come specificato dalla Regione stessa in una nota, “resta maggior cautela e la sospensione” per i centri diurni “che accolgono le persone anziane più vulnerabili al contagio da Covid-19, fermi restando gli interventi individuali per i casi più gravi”.
La Regione, per garantire una puntuale conoscenza dell’evoluzione di questa fase su tutto il territorio, ha previsto un sistema di mappatura della riattivazione dei servizi tramite un monitoraggio regionale di livello distrettuale, attraverso gli Uffici di Piano e le Aziende sanitarie, per raccogliere dati utili sulle varie fasi di riattivazione dei servizi.
CENTRI DIURNI PER DISABILI, COOPERAZIONE PROTAGONISTA
Come spiegato dalla Regione, sono 195, in Emilia-Romagna, i centri diurni socio-riabilitativi e 84 i centri socio-occupazionali che ospitano quotidianamente oltre 5.000 persone con disabilità gravi e gravissime; per la maggior parte sono gestiti da cooperative sociali. Ogni struttura potrà riaprire le porte dopo aver condiviso il proprio piano con i Comuni e le Aziende sanitarie di riferimento, gli operatori, i rappresentanti sindacali e le famiglie.
LE REGOLE PRINCIPALI
L'Ente gestore di ogni Centro diurno dovrà definire una nuova programmazione delle attività per garantire in questa fase dell'emergenza il rispetto delle norme per la sicurezza di utenti ed operatori.
In particolare, per assicurare il distanziamento fisico, ciascun Centro dovrà individuare nuove modalità di frequenza, suddividendo gli utenti in piccoli gruppi (massimo 5 persone), che frequenteranno il servizio su turni giornalieri (mattina e/o pomeriggio) e/o in giorni alternati di frequenza su base settimanale. Per aumentare la capacità di accoglienza del servizio potrà essere programmata l'apertura anche nei fine settimana e nel periodo estivo.
In ogni struttura potranno essere introdotte e costantemente aggiornate soluzioni flessibili, tenendo in considerazione le dimensioni e l'articolazione degli spazi interni ed esterni, il numero complessivo degli utenti, il livello di autonomia degli ospiti e la loro capacità di rispettare i comportamenti per contenere il rischio di contagio (distanziamento, igiene delle mani, uso delle mascherine).
In accordo con il Comune e le Aziende sanitarie, l'Ente gestore dovrà garantire priorità di accesso alle situazioni di maggiore gravità e fragilità del nucleo familiare. Andrà comunque assicurata a tutti gli utenti la frequenza del servizio.
Per ogni utente dovrà essere formulato, in accordo con le famiglie, un progetto personalizzato che, oltre alla frequenza parziale del centro, potrà prevedere anche ulteriori interventi, a distanza o domiciliari. Gli interventi potranno coinvolgere gli utenti individualmente o in piccoli gruppi rispettando il distanziamento e con uso di mascherine per tutti gli operatori e gli utenti che le possano utilizzare.
Per quanto riguarda gli operatori, l'Ente gestore può concordarne il numero con Comuni e Aziende sanitarie, modificando il rapporto utente/operatore per garantire il rispetto delle norme di sicurezza, in particolare per la vigilanza e il sostegno alle persone disabili che hanno difficoltà a mantenere il distanziamento, per cui si prevede di intervenire con un operatore per ogni utente.
Il trasporto delle persone che frequentano i Centri dovrà essere effettuato in sicurezza, quindi garantendo la sanificazione dei mezzi, il distanziamento e l'utilizzo di dispositivi di protezione individuale da parte degli operatori e, se possibile, anche da parte degli utenti con disabilità.
Agli operatori e agli utenti dei centri diurni sarà effettuato, con cadenza periodica concordata con le Aziende Usl territorialmente competenti, il test sierologico per la determinazione dell’eventuale avvenuto contatto con Covid-19.
LE RISORSE IN CAMPO
Infine, per quanto riguarda il finanziamento e la remunerazione delle attività, verranno utilizzate le risorse dei Fondi nazionale e regionale per la non autosufficienza, comprese quelle del “Dopo di noi” e “Vita indipendente”. Risorse aggiuntive arriveranno infatti dallo Stato, che – con il decreto Rilancio - aumenterà il Fondo nazionale non autosufficienza di 90 milioni di euro, e destinerà 40 milioni per il 2020 per finanziare un apposito canale di sostegno per le strutture semiresidenziali per persone con disabilità”.