È una collaborazione ultracentenaria che affonda le sue radici nell’enciclica Rerum Novarum di Papa Leone XIII (pubblicata nel 1891) quella tra la Confederazione delle Cooperative Italiane e la Chiesa Cattolica Italiana, una collaborazione che ha visto l’Associazione quale elemento di espressione di quel movimento cooperativistico di matrice cristiana sorto a fine ‘800 e fortemente sviluppatosi soprattutto nel secondo Dopoguerra, dopo la pagina buia del fascismo che costrinse alla chiusura molte cooperative. D’altronde, non è un caso se all’art.1 dello Statuto di Confcooperative si legga che “Essa (la Confederazione, ndr) ispira la sua azione ai principi e alla dottrina sociale cristiana”.
Ieri ad Assisi, in occasione della vigilia del patrono d’Italia San Francesco d’Assisi che si celebra oggi, si è vissuta una bella pagina di questa rinnovata collaborazione con l’evento “Un Paese da ricucire” che – insieme alla presentazione del Focus Censis/Confcooperative sull’emergenza povertà e le fratture sociali presenti in Italia - ha visto protagonisti diversi responsabili di uffici della CEI e rappresentanti del mondo cooperativo, culminando infine nell’interessante dialogo tra il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini e il presidente della CEI – Conferenza Episcopale Italiana nonché arcivescovo di Bologna card. Matteo Maria Zuppi, intervistati dalla giornalista Lucia Annunziata.
“Le fratture sociali e le diseguaglianze che si ampliano allontanano le persone dal voto. È così che possiamo spiegare la più bassa partecipazione mai registrata alle politiche” ha detto il card. Zuppi. Per questo occorre “favorire una cultura del valore della cittadinanza. I dati della ricerca Censis Confcooperative fotografano le difficoltà di un paese dove il debole diventa sempre più debole. Il dato della difficoltà delle imprese al Sud rischia di scavare un solco sempre più profondo tra Nord e Sud del paese facendo scivolare il Sud sempre più a Sud”.
“Le cooperative nascono dalla necessità di rispondere ad un bisogno, laddove il capitale e la finanza non investono perché non hanno un ritorno economico, arrivano le cooperative che intervengono per ridurre le disuguaglianze sociali” ha aggiunto il presidente Gardini. “Tante crisi che viviamo – ha continuato – sono figlie della speculazione e della finanza. Dobbiamo ricucire gli strappi. Ci sono troppe fratture nella società con 10 milioni di poveri, 6,2 milioni di pensionati sotto i 12mila euro all’anno di pensione. Troppe diseguaglianze con 300.000 imprese in ginocchio e con 3 milioni di occupati a rischio, 5 milioni di lavoratori poveri. Siamo qui per proporre risposte, perché i numeri che ci fornisce il Censis sono davvero allarmanti, così come il dato di astensione alle ultime elezioni politiche che non può non preoccupare una realtà come la nostra che si basa sulla partecipazione e la democrazia economica”.
L’evento, al quale hanno preso parte anche i vertici di Confcooperative Emilia Romagna con il presidente Francesco Milza e il direttore Pierlorenzo Rossi, è stata anche l’occasione per presentare il Manifesto di Assisi di Confcooperative che impegna l’Associazione nei seguenti punti.
- Intensificare la propria azione di rappresentanza istituzionale sui temi della povertà e della diseguaglianza.
- Sollecitare la legge sulla rappresentanza per favorire il lavoro dignitoso, troppe sigle poco rappresentative e gli oltre 1000 CCNL favoriscono troppe aree grigie del mercato del lavoro.
- Valorizzare i percorsi di imprenditoria giovanile e femminile attraverso le esperienze delle cooperative di comunità, i workers buy out e le start up innovative.
- Capitalizzare le opportunità del Servizio Civile Universale e del Progetto Policoro.
- Promuovere la nascita delle comunità energetiche per rispondere al fabbisogno e alla povertà energetica.
A cura dell'ufficio stampa e comunicazione di Confcooperative Emilia Romagna