Dal Festival di Sanremo alla crisi ucraina, passando per l’intervista di Fabio Fazio a Papa Francesco in prima serata su Rai3 e fino alle nuove sfide della Chiesa e dell’informazione nell’epoca della disintermediazione. Sono stati davvero tanti i temi affrontati dal direttore del Quotidiano Nazionale / il Resto del Carlino, Michele Brambilla, ospite lunedì 14 febbraio in Curia Diocesana a Bologna de “Il bene fatto bene – Scuola Internazionale di Management della Pastorale Creativa” promossa da Creativ E-Academy con il sostegno di Confcooperative Emilia Romagna (presente il direttore Pierlorenzo Rossi) e Fondosviluppo.
Per una volta tanto nelle vesti dell’intervistato (a sottoporgli le domande è stato don Franco Finocchio, sacerdote della Diocesi di Novara e docente della Scuola; nella foto principale, l’intervista), Brambilla non si è sottratto, affrontando senza remore tutti gli argomenti che gli sono stati posti, dall’attualità della fede alle difficoltà del mondo dell’informazione.
Prima di lui, a portare il saluto ai corsisti è stato l’arcivescovo di Bologna, card. Matteo Maria Zuppi, che ha sottolineato nel suo breve intervento come “il bene può solo essere fatto bene. Non basta fare il bene, va fatto bene. Non basta la generosità, servono intelligenza, testa, ragione, cuore, approfondimento, studio…”.
Tornando all’intervista a Brambilla, nel commentare l’intervento del Papa da Fazio, il direttore del QN – Carlino ha sottolineato come “non si insegna al Papa a fare il Papa”, rispondendo così alle critiche piovute sul Pontefice soprattutto dal mondo cattolico più conservatore. “Francesco ha ritenuto che andare nella trasmissione Che tempo che fa fosse un’occasione per parlare agli uomini del nostro tempo, che vanno poco in chiesa. Quindi ha fatto bene ad andare, con tutte le precauzioni del caso che sono state prese, come ad esempio la necessità di registrare l’intervista e poterla preventivamente revisionare”.
Sul fenomeno della disintermediazione che ha minato alle fondamenta sia il sistema politico che quello dell’informazione, Brambilla ha spiegato che “questa svolta ha portato ad un principio apparentemente giusto ma in realtà profondamente sbagliato, quello cioè che ‘uno vale uno’. Quando si parla di vaccini, ad esempio, l’opinione di uno scienziato che da trent’anni studia quella materia, non può essere la stessa del primo che passa per strada. Bisogna tornare ad avere fonti attendibili, responsabili e verificate, e questo è il lavoro dei giornalisti, che se sbagliano si beccano cause milionarie di risarcimento danni”. E a proposito dei quotidiani, come il Resto del Carlino, Brambilla ha aggiunto che “occorre orientarsi sempre di più sul digitale ma con contenuti di qualità a pagamento, per orientare le persone in questa alluvione di informazioni incontrollabili e non sicure”. Da questo punto di vista, “fa bene la Chiesa ad adattarsi ai sistemi di comunicazione digitale, ma non si può dimenticare che non c’è nulla di più forte dell’incontro tra persone. La Chiesa ha sempre resistito a tante tempeste e resisterà anche a quella di questo tempo, perché la Chiesa la salva Cristo e avere fede non comporta seguire le mode. La forza della Chiesa sta nell’incarnazione, toccare con mano una vita diversa”. E in conclusione, rivolgendosi ai corsisti, Brambilla ha proprio enfatizzato l’importanza della “passione per qualcosa”. “Il calcolo non basta, l’ho detto anche ai miei giornalisti in occasione dell’insediamento al giornale: serve meno ideologia e più cuore, non spegniamo il desiderio delle persone, in particolare dei ragazzi”.
A cura dell’ufficio stampa e comunicazione di Confcooperative Emilia Romagna.
Nella foto-gallery, alcuni momenti della Scuola di Management della Pastorale Creativa tenutasi lunedì 14 febbraio 2022 in Curia e martedì 15 febbraio al Palazzo della Cooperazione di Bologna.