Pubblichiamo di seguito l’editoriale a firma di Roberto Savini (presidente nazionale e regionale di Confcooperative Consumo e Utenza) pubblicato sul numero di febbraio di In Piazza, mensile di Confcooperative Romagna.
Nel campo dell’energia siamo passati da un sistema basato sui producer (produttori) e sui consumer (consumatori) a un sistema che ammette e, anzi incentiva, i cosiddetti prosumer. In parole semplici, se prima un’abitazione o un’azienda erano solo consumatori, oggi possono essere anche produttori di energia; un insieme di piccoli produttori possono diventare una comunità energetica.
Il cambio di passo è avvenuto grazie a un’iniziativa dell’Unione europea che con due Direttive, una del 2018
e una del 2019, ha invitato gli stati membri a incentivare questo tipo di evoluzione. In Italia questo è avvenuto alla fine del 2021 e, anche se mancano alcuni aspetti applicativi, cittadini, imprese ed enti locali hanno gli strumenti per avviare le iniziative.
L’aspetto innovativo è davvero significativo: se un condominio o un gruppo di imprese e/o abitazioni - una comunità energetica - producono quantità di energia da fonte rinnovabile la possono utilizzare per l’autoconsumo diretto e la restante “immagazzinarla” tramite accumulatori per la comunità, per renderla disponibile in momenti in cui l’impianto non produce, oppure immetterla in rete.
Tutti possono entrare a far parte di una comunità energetica: persone fisiche, piccole-medie imprese, enti locali, associazioni e sono ammessi a finanziamento impianti che utilizzino tutte le fonti rinnovabili quali solare, eolica, geotermica, biomassa e biogas.
Realizzare una comunità energetica è particolarmente conveniente per condomini, centri commerciali, piccoli distretti artigianali e industriali e persino piccoli borghi di montagna. Laddove esiste un impianto piccolo o grande da installare (o, in parte, già installato) è possibile metterlo a disposizione della comunità per produrre, consumare e gestire insieme questa energia rinnovabile.
Confcooperative Romagna sul territorio ha avviato un confronto con le cooperative e le amministrazioni locali per valutare la possibilità di dare vita a queste comunità, anche perché gli incentivi sono importanti: tra i 100 e i 110 euro per megawattora per l’energia fornita da questi impianti. Il network nazionale di riferimento di Confcooperative, Power Energia, è al lavoro per rendere disponibile la tecnologia necessaria per calcolare i flussi energetici degli impianti a regime e monitorare i flussi finanziari per l’intera comunità energetica.
È chiaro che questa progettualità ha fatto breccia nel cuore del sistema Confcooperative perché racchiude alcuni dei valori che più ci interessano: l’interesse generale collettivo, la partecipazione e la mutualità. Crediamo che nei casi più strutturati la cooperativa sia la forma più adatta per la gestione della comunità energetica ma qualora si tratti di piccole o piccolissime realtà potrebbero essere sufficienti forme più “leggere”. In tutti i casi i tecnici e i servizi di Confcooperative sono a disposizione di imprese e cittadini per affiancarli sia nella progettazione che nello studio delle soluzioni più adeguate.
Roberto Savini
Presidente nazionale e regionale Confcooperative Consumo e Utenza
Nella foto principale, una comunità energetica nell’ambito di un complesso residenziale. Nella foto in gallery, Roberto Savini.